“Un ostaggio nucleare”. Questo, secondo il segretario del Consiglio di Sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina, Oleksiy Danilov, il ruolo della Bielorussia ritagliato dai vicini russi, dopo la decisione sul dispiegamento di armi nucleari tattiche sul territorio di Minsk. Danilov, in un messaggio postato su Twitter, ha definito la mossa della Russia come “un passo verso la destabilizzazione interna del Paese”. Scenario che, peraltro, non è stato mai del tutto allontanato dopo le proteste di qualche anno fa contro la leadership presidenziale di Aleksandar Lukashenko. La dichiarazione di Putin segna quindi un nuovo elemento di criticità nell’ambito del conflitto iniziato con l’invasione dell’Ucraina. Il quale, stavolta, coinvolge direttamente un Paese storicamente e politicamente prossimo a Mosca, nonostante le resistenze interne. Uno scenario che, secondo Kiev, “massimizza il livello di percezione negativa e di rifiuto pubblico della Russia e di Putin nella società bielorussa”.
Dislocamento in Bielorussia: il parere americano
Nella giornata di ieri, il presidente russo aveva informato che il dislocamento sarebbe cominciato a partire dal prossimo 1° luglio. Entro quella data, ha spiegato Putin, “sarà completata la costruzione del deposito“. In un anno, inoltre, la Russia si è impegnata nella produzione di 1.600 carri armati. Tuttavia, almeno per ora, secondo gli analisti non i sarebbero ragioni per credere che Mosca stia effettivamente considerando di utilizzare delle armi nucleari. Un funzionario del Governo degli Stati Uniti, citato da Reuters, ha spiegato che, nonostante l’annuncio di ieri, non è stato riscontrato “alcun motivo per modificare la nostra posizione nucleare strategica, né alcuna indicazione che la Russia si stia preparando a usare un’arma nucleare. Restiamo impegnati nella difesa collettiva dell’alleanza Nato”.
Il rischio nucleare
Del resto, Mosca e Minsk parlano da tempo di un’operazione simile. Con un’evidente intenzione di attribuire al nucleare un ruolo di deterrenza rispetto a eventuali rafforzamenti occidentali nella fornitura di armi. Al momento, in sostanza, il reale pericolo atomico sembra connesso, più che altro, alla possibilità di un incidente nucleare a causa di un tiro sbagliato erso la centrale di Zaporizhzhia piuttosto che a una reale deriva bellica. Non abbastanza, però, per escludere totalmente l’ipotesi peggiore.