Biden, Pechino e Mosca scelgono la prudenza: “Aspettiamo per le congratulazioni”

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Chi si congratula e chi no. Se dall’Europa arriva un plauso comune a Joe Biden, o comunque frasi di circostanza e di congratulazioni per il rango assunto di presidente eletto, altri leader del mondiali preferiscono la strada della prudenza. Forse per le battaglie legali annunciate da Trump, o comunque in attesa di qualche ufficialità. A ogni modo, il bilanciamento fra chi accoglie con entusiasmo l’era Biden e coloro che tacciano è più marcato che in altre occasioni. Forse non sorprende più di tanto il silenzio di leader come Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, notoriamente allineato alle posizioni di Donald Trump. E nemmeno quello di Kim Jong-un e della Corea del Nord. Più esposta la posizione del premier indiano, Narendra Modi, che più che per Biden esulta per Kamala Harris, vicepresidente eletta di origini indo-americane (sua mamma è nativa di Chennai, nello stato federato indiano del Tamil Nadu).

Biden e Xi Jinping

Tanto per restare in Asia, chi tace del tutto è il presidente cinese Xi Jinping. Nessun messaggio, se non un tweet di scherno al Tycoon del Partito comunista, poi cancellato. Niente congratulazioni né aperture al dialogo. Un silenzio assoluto forse in attesa che Trump riconosca ufficialmente la sconfitta, o forse per ribadire che, Biden o non Biden, la situazione fra Washington e Pechino ha bisogno di fatti per cambiare rotta. Dal Ministero degli Esteri si spiega che “il risultato del voto sarà determinato in conformità con le norme statunitensi”. Frase abbastanza sibillina, che riferisce di uno stato di tensione tutt’altro che distratto dalla recente sfida elettorale. E il silenzio fa ancora più rumore se si considera che, sotto la presidenza Obama, proprio l’allora vice Joe Biden allacciò le relazioni più strette con Pechino, perlomeno in termini di dialogo e confronto. Rapporti che, già fragili, con la presidenza Trump hanno raggiunto i minimi storici, soprattutto dopo la guerra dei dazi.

Putin e la via della prudenza

Nessun messaggio nemmeno dalla Russia di Vladimir Putin. Il quale, al pari del presidente messicano Obrador, sceglie la via della prudenza prima di lasciarsi andare ai complimenti. A diradare le nubi è il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, citato dalla Tass: “Anticipando una vostra possibile domanda sulle congratulazioni del presidente Putin al presidente eletto degli Usa, voglio dire quanto segue: riteniamo corretto attendere i risultati ufficiali delle elezioni”. Posizione legittima. E perlomeno già qualcosa rispetto al silenzio scelto da Pechino e Brasilia.

Damiano Mattana: