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BERGOGLIO DONA AD ABU MAZEN L’ANGELO DELLA PACE

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E’ durato circa venti minuti il colloquio tra Papa Francesco e il presidente dell’Anp, Abu Mazen, nel Palazzo apostolico del Vaticano. Un incontro che, secondo quanto viene riferito dalla Sala Stampa della Santa Sede, è stato cordiale e “molto caloroso”. Arrivando al Palazzo apostolico, sembra che Abu Mazen abbia chiesto al Papa: “Come stai?” e Bergoglio ha risposto: “Bene”. Abu Mazen, rivolgendosi sempre al Pontefice, avrebbe poi detto: “Ti vedo più giovane”. La delegazione palestinese era composta da una decina di membri, tra i quali figuravano alcuni ministri e il sindaco di Betlemme. Abu Mazen ha regalato al Pontefice una cassetta di madreperla con le reliquie delle sante che saranno canonizzate domani e con un rosario di legno. Bergoglio ha donato ad Abu Mazen una medaglia dell’angelo della pace.

Il Pontefice ha ricevuto il presidente palestinese nella sua biblioteca privata e la conversazione si è svolta con l’aiuto di un interprete. L’incontro si è poi concluso con un abbraccio fra i due e Mahmoud Abbas -altro nome di Abu Mazen – avrebbe detto a Bergoglio: “Ci vediamo domani”, in riferimento alla cerimonia di canonizzazione delle due suore palestinesi.

Il leader palestinese Abu Mazen è arrivato a Roma nella serata di giovedì 14 maggio, atteso per una tre giorni di fitti appuntamenti con le autorità italiane. Ma è questa mattina alle 10:30 al palazzo apostolico del Vaticano che si è tenuto il tanto atteso e discusso incontro con il Santo Padre. Un’udienza che sigillerà il riconoscimento della Palestina avvenuto il 13 maggio diffuso al termine della riunione plenaria della Commissione bilaterale tra Santa Sede e Olp.

Un evento epocale che ha suscitato l’immediata reazione di Israele, la quale si è detta “profondamente delusa” per la decisione di Francesco. “Questa mossa – è scritto in una nota della Segreteria di Stato di Tel Aviv – non fa avanzare il processo di pace e non contribuisce a riportare la leadership palestinese al tavolo delle trattative bilaterali. Israele esaminerà l’accordo e soppeserà conseguentemente le proprie azioni”.

Tra i Paesi che hanno riconosciuto lo Stato della Palestina nell’ultimo anno, la Svezia con Stefan Lofven, leader del nuovo governo di centrosinistra, un passo avanti che ha ispirato Gran Bretagna Spagna, Francia e Irlanda. Similmente l’Italia, che con qualche indecisione si è detta pronta a promuoverne il riconoscimento, e sul caso hanno discusso ieri Abu Mazen nell’incontro con Mattarelle e il premier Renzi.

Quella di Bergoglio invece è stata un’azione decisa che ancora una volta ha accelerato i rapporti tra Stati andando a modificare l’asse geo-politico mondiale, così come accaduto per l’avvicinamento tra Cuba e gli Stati Uniti. Francesco, il cui pontificato ha creato un vero caso mediatico sulla figura papale, sembra stia portando avanti una missione di pace che lo avvicina sempre di più al Santo di Assisi di cui ha scelto di portare il nome. Al di fuori delle rivoluzioni più strettamente clericali, come quella di ricondurre i cristiani ad una vita spirituale essenziale e concreta, il Santo Padre sta mettendo in pratica le tre parole “permesso”, “scusa” e “grazie” in un contesto ben più ampio di quello della Chiesa.

Dopo aver ricordato nella Messa di Apertura dell’Assemblea internazionale della Caritas che i potenti saranno chiamati a giudizio, Francesco silenziosamente e con perseverante fiducia sta lavorando per toccare i cuori di quanti sono a capo delle Nazioni. Non ha pronunciato un moralistico rimprovero ai capi di Stato, ma se ne è fatto carico entrando profondamente in relazione con loro. Ai suoi fratelli San Francesco invitava ad annunciare il Vangelo non tanto con le parole, quanto con i fatti, con la propria testimonianza di vita, esortazione che il Papa sembra aver fatto sua. E’ il suo atteggiamento ad affascinare le persone, dalla casalinga al sacerdote fino alle autorità politiche, come Raul Castro Ruz che nella scorsa domenica ha aperto alla possibilità di tornare a Messa dopo il viaggio apostolico a Cuba.

Un Papa che è stato capace di rompere gli schemi del formalismo presentandosi al mondo con un disarmante “buonasera”, un Pastore che “odora delle sue pecore” e lo dimostra il desiderio costante di essere vicino ai suoi fedeli ma soprattutto ai più poveri, un Capo di Stato presente e attivo che ha fatto del dialogo la sua arma più potente ed efficace. Un vero costruttore di pace che ha saputo creare ponti tra autorità lontane e ne è prova, oltre all’apertura del dialogo tra America e Cuba, la presenza dell’ambasciatore israeliano alla Messa che si terrà domenica in piazza San Pietro per la canonizzazione delle prime due sante palestinesi.

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