Bambini, scuola, famiglie: i punti in sospeso del nuovo Dpcm

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“Se ami l’Italia mantieni le distanze”. Il punto, ora, sarà snodare la matassa e l’impressione è che non sarà poi così semplice. Le parole del premier hanno di fatto certificato l’inizio della cosiddetta Fase 2, il primo step della ripartenza perché, alla fine, di questo si tratta. L’inizio della fase di convivenza con il virus, non esattamente quella della risalita vera e propria anche perché, opinione comune condivisa fra governo ed esperti, davvero fuori se ne uscirà solo con il vaccino. In sostanza, il nuovo Dpcm dà il là non al dopo-Covid ma a una fase di transizione in cui sarà necessario abituarsi alla presenza del virus, adottando tutte le precauzioni necessarie per far sì che la curva epidemiologica risalga. Rischio concreto, sia qualora non si rispettino fino in fondo le regole, sia per una possibile (sulla carta) ondata di ritorno.

Tema famiglie

Va da sé che, in questo quadro, non fosse possibile ipotizzare un “liberi tutti”. Da più parti, però, è piovuto qualche dubbio sulla reale efficacia del primo passo di ripresa deciso dal governo. Al netto delle complicazioni legittime per il governo, in un momento in cui l’emergenza sanitaria, pur in discesa, è tutt’altro che passata, l’incognita principale riguarda i sostegni alle famiglie, sia direttamente che indirettamente (attraverso i supporti alle imprese piccole, medie e grandi). Un tema che, già rimasto parzialmente fuori dal Cura Italia, torna a essere sollevato a seguito della conferenza chiarificatrice di ieri sera: il premier, infatti, non avrebbe chiarito come “aiuteremo le famiglie i cui genitori potranno tornare a lavorare e dove ci sono bambini piccoli”. A spiegarlo, in un post su Facebook, è il sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Vi segnalo che a Milano ci sono 120 mila nuclei familiari con bambini fino a 14 anni. Ecco non è chiaro come li aiuteremo e quello è importantissimo”.

Critiche da Italia Viva

Qualche parola dal tono critico arriva anche dalle forze di maggioranza: “Ci aspettavamo onestamente un’operazione più coraggiosa – ha spiegato il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova -: si poteva, si doveva osare di più”. Più mirata l’osservazione del titolare del dicastero per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, arrivata da Radio Inblu: “La parola assegno non è stata pronunciata durante la conferenza stampa, ma la parola assegno è la figura fondamentale e, dal mio punto di vista, irrinunciabile per la gestione di questa fase”. E arrivano anche altre critiche da Italia Viva: “Che fine ha fatto – ha detto il deputato Michele Anzaldi – il Piano Colao per le riaperture? Il Governo l’ha ignorato? Settimane di riunioni della task force ma nessuna soluzione applicata per luoghi di culto, bar e ristoranti, asili e centri estivi, seconde case, negozi. A rischio i diritti e la sopravvivenza economica”.

Dalle Regioni

Qualche perplessità anche dalle Regioni: “Sulla scuola e su come le famiglie dovranno organizzarsi siamo delusi – ha detto il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini – non abbiamo ancora capito cosa succede, abbiamo chiesto un ulteriore incontro alla ministra Azzolina che mi auguro avvenga questa settimana, altrimenti dopo il cartellino giallo tiro fuori il cartellino rosso… Abbiamo capito che l’apertura delle scuole comporta un rischio evidente, ma vogliamo capire col governo quali saranno gli strumenti a sostegno delle famiglie e abbiamo bisogno di linee guida e risorse per riaprire i centri estivi”. Perplessità, in un’intervista a Centocittà, le mostra anche il governatore lombardo, Attilio Fontana: “Ancora non si è entrati nel merito di alcuni problemi che secondo me sono assolutamente fondamentali, come per esempio l’obbligatorietà o meno dell’uso delle mascherine, come faranno i genitori a tenere casa i riparo bambini se entrambi lavorano, essendo chiusi tutti gli asili nido e le scuole e anche presumibilmente i centri estivi”.

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