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Angelus, il Papa prega per la Nigeria e annuncia tredici nuovi cardinali

I nuovi porporati saranno nominati nel Concistoro del prossimo 28 novembre: "Alla vigilia della prima Domenica di Avvento"

Giornate di caos in Nigeria, dove la popolazione continua a scendere in strada per chiedere un cambio di rotta nel governo, dopo averlo chiesto in merito al già rimosso corpo speciale di Polizia. Una situazione di estrema difficoltà per il Paese, per la quale arriva la preghiera del Papa: “Seguo con particolare preoccupazione le notizie che giungono dalla Nigeria, circa gli scontri violenti avvenuti di recente tra le Forze dell’ordine e alcuni giovani manifestanti. Preghiamo il Signore affinché si eviti sempre ogni forma di violenza, nella costante ricerca dell’armonia sociale attraverso la promozione della giustizia e del bene comune”. Una preghiera che il Santo Padre chiede anche per i tredici nuovi cardinali, che nominerà in un Concistoro “il prossimo 28 novembre, alla vigilia della prima Domenica di Avvento”.

I nuovi cardinali

Tredici nuovi porporati, nove dei quali con meno di ottant’anni e con il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, fra loro. Insieme, due membri della Curia Romana, come il Segretario del Sinodo dei Vescovi, il maltese Mario Grech, e l’italiano Marcello Semeraro, già vescovo di Albano e nuovo Prefetto della Congregazione per le cause dei santi. La nomina arriverà anche per pastori della Chiesa nel mondo. Fra questi l’arcivescovo di Kigali, in Ruanda, Antoine Kambanda; l’arcivescovo di Washington, negli Stati Uniti, Wilton Gregory; l’arcivescovo di Capiz, nelle Filippine, Jose Fuerte Advincula; l’arcivescovo di Santiago del Cile, Celestino Aós Braco; il vicario apostolico del Brunei, Cornelius Sim; l’arcivescovo di Siena, Italia, Augusto Paolo Lojudice. Fra gli ultraottantenni che si uniranno al Collegio cardinalzio, Felipe Arizmendi Esquivel, arcivescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas (Messico); il nunzio apostolico Silvano Tomasi, già osservatore permanente alle Nazioni Unite di Ginevra che collabora con il Dicastero per lo sviluppo umano integrale; padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia e il parroco del Divino Amore don Enrico Feroci.

La risposta di Gesù

Annuncio arrivato al termine di un Angelus incentrato sull’episodio evangelico in cui viene chiesto a Gesù quale sia il comandamento principale di tutta la Legge divina. “La risposta di Gesù riprende e unisce due precetti fondamentali, che Dio ha dato al suo popolo mediante Mosè”. Stabilendo due cardini essenziali per tutti i credenti: “Il primo è che la vita morale e religiosa non può ridursi a un’obbedienza ansiosa e forzata. C’è gente che cerca di compiere i comandamenti in modo ansioso o forzato, e Gesù ci fa capire che la vita morale e religiosa non può ridursi a un’obbedienza ansiosa e forzata, ma deve avere come principio l’amore. Il secondo cardine è che l’amore deve tendere insieme e inseparabilmente verso Dio e verso il prossimo. Questa è una delle principali novità dell’insegnamento di Gesù e ci fa capire che non è vero amore di Dio quello che non si esprime nell’amore del prossimo”.

Il tempo per l’adorazione

Gesù conclude la sua risposta dicendo che “da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Questo significa “che tutti i precetti che il Signore ha dato al suo popolo devono essere messi in rapporto con l’amore di Dio e del prossimo“. L’amore per Dio, ha spiegato Papa Francesco, “si esprime soprattutto nella preghiera, in particolare nell’adorazione. Noi trascuriamo tanto l’adorazione a Dio… È adorare Dio proprio il nocciolo della preghiera”. E l’amore per il prossimo, che si chiama anche carità fraterna, “è fatto di vicinanza, di ascolto, di condivisione, di cura per l’altro. E tante volte noi tralasciamo di ascoltare l’altro perché è noioso o perché mi toglie del tempo, o di portarlo, accompagnarlo nei suoi dolori, nelle sue prove”.

La divina misericordia

Nel Vangelo di oggi, “Gesù ci aiuta ad andare alla sorgente viva e zampillante dell’Amore. E tale sorgente è Dio stesso, da amare totalmente in una comunione che niente e nessuno può spezzare”. Comunione che, ha detto il Pontefice, “è dono da invocare ogni giorno, ma anche impegno personale perché la nostra vita non si lasci schiavizzare dagli idoli del mondo. E la verifica del nostro cammino di conversione e di santità è sempre nell’amore del prossimo”. Finché ci sarà un fratello o una sorella a cui chiudiamo il nostro cuore, “saremo ancora lontani dall’essere discepoli come Gesù ci chiede. Ma la sua divina misericordia non ci permette di scoraggiarci, anzi ci chiama a ricominciare ogni giorno per vivere coerentemente il Vangelo”.

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