“In questa solenne festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci invita a riflettere sulla grande speranza, che si fonda sulla risurrezione di Cristo: Cristo è risorto e anche noi saremo con Lui”. Con queste parole, pronunciate nella sua riflessione per l’Angeuls domenicale, Papa Francesco ricorda l’importanza della Festa di Ognissanti. Un giorno che ci rammenta come “i Santi e i Beati” siano “i testimoni più autorevoli della speranza cristiana, perché l’hanno vissuta in pienezza nella loro esistenza, tra gioie e sofferenze, attuando le Beatitudini”. Ma anche un giorno in cui non bisogna dimenticare i tanti contesti di sofferenza, specie quelli in cui la parola anziché al dialogo, è data alle armi.
In Nagorno Karabakh ad esempio, “dove gli scontri armati si susseguono a fragili tregue, con tragico aumento delle vittime, distruzioni di abitazioni, infrastrutture e luoghi di culto, coinvolgimento sempre più massiccio delle popolazioni civili”. Un’occasione per lanciare un nuovo appello alle parti in conflitto, perché “non pensino di risolvere la controversia che li oppone con la violenza, ma impegnandosi in un sincero negoziato, con l’aiuto della Comunità internazionale”.
Le Beatitudini
Ed è sulle Beatitudini che si sofferma il Santo Padre. Due in particolare: “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati“, recita la seconda pronunciata da Gesù. “Sembrano parole contraddittorie, perché il pianto non è segno di gioia e felicità. Motivi di pianto e di sofferenza sono la morte, la malattia, le avversità morali, il peccato e gli errori. Semplicemente la vita di ogni giorno, fragile, debole e segnata da difficoltà. Una vita a volte ferita e provata da ingratitudini e incomprensioni”. E Gesù “proclama beati coloro che piangono per queste realtà e, nonostante tutto, confidano nel Signore e si pongono sotto la sua ombra. Non sono indifferenti, e nemmeno induriscono il cuore nel dolore, ma sperano con pazienza nella consolazione di Dio”.
La mitezza
Nella terza Beatitudine, invece, Gesù afferma: “Beati i miti, perché avranno in eredità la terra“. E sulla mitezza Papa Francesco invita a riflettere: “La mitezza è caratteristica di Gesù… Miti sono coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro. Che lo ascoltano e lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni e nelle sue richieste. Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare su tutto, né imporre le proprie idee e i propri interessi a danno degli altri”. Queste sono persone “che la mentalità mondana non apprezza” e che invece “sono preziose agli occhi di Dio, il quale dà loro in eredità la terra promessa, cioè la vita eterna”.
La strada dei Santi
Purezza, mitezza e misericordia. Tre parole che il Santo Padre consegna ai fedeli nella solennità di Ognissanti: “Scegliere di affidarsi al Signore nella povertà di spirito e nell’afflizione; impegnarsi per la giustizia e per la pace, tutto questo significa andare contro-corrente rispetto alla mentalità di questo mondo, rispetto alla cultura del possesso, del divertimento senza senso, dell’arroganza verso i più deboli”. Una strada evangelica “percorsa dai Santi e dai Beati”. E la solennità odierna “ci ricorda la personale e universale vocazione alla santità, e ci propone i modelli sicuri per questo cammino, che ciascuno percorre in maniera unica, in maniera irripetibile”.