Andrea Zaccarelli, una vita al buio guidato dalla luce di Dio

Andrea Zaccarelli

Ci sono persone che la luce non la vedono, ma ce l’hanno nel cuore. É questo il caso di Andrea Zaccarelli, 50 anni di Correggio, nato con una patologia oculare chiamata retinite pigmentosa che gradualmente lo ha portato alla perdita della vista. Questo passaggio dalla luce al buio non è stato facile e Andrea è stato costretto ad adattare la sua vita alla nuova condizione. Lui, già ragioniere, si è diplomato in fisioterapia e ogni giorno con il sorriso stampato sulle labbra abbraccia forte le sua croce e cammina. La fede in Dio e la piena sicurezza che il Signore lo guida lo hanno aiutato ad affrontare il suo handicap con serenità. Andrea Zaccarelli con il sorriso negli occhi ha ripercorso con noi di Interris.it le tappe salienti della sua vita e ha parlato del forte rapporto che ha con Signore.

Andrea, come è avvenuta la perdita della vista?

“La mia patologia ha iniziato a dare i primi segnali a 14 anni. Fino a quel giorno ero un ragazzo come tanti altri, andavo a scuola, giocavo con gli amici, guardavo la tv, conducevo una vita normale. Gradualmente ho raggiunto in entrambi gli occhi una acuità visiva di meno di un decimo e un campo visivo molto ristretto. Nonostante in alcuni ambienti io riesca a percepire se mi trovo nella luce o nel buio e a distinguere sagome e oggetti, la mia vita è cambiata e le mie abitudini sono state riformulate. Io ero diplomato ragioniere e quando ho iniziato a perdere la vista ho deciso di iscrivermi a un corso di fisioterapia perché per svolgere questo lavoro non essenziale vedere”.

Come hai vissuto la perdita della vista?

“Molto male perché ero nel pieno dell’adolescenza. Ero abituato a trascorrere le mie ore libere in parrocchia e ricordo le sere d’estate quando gli amici si divertivano in bicicletta o in motorino, ed io invece non lo potevo fare. A 26 anni pesavo 107 kg e mi mi sono recato per un mese in una clinica per scendere di peso. Quando sono tornato mi sono imbattuto in una crudele realtà. Come ero sempre stato solito fare, dopo la messa della domenica, mi sono recato in parrocchia per una partita a carte. Ricordo quel giorno come fosse oggi. Mi sono seduto, ho preso in mano le carte, ma non riuscivo più a vedere le figure. Il mondo mi è crollato addosso e quello è stato il momento più duro. Dio però non toglie senza dare e da quel giorno in poi ho sentito ancora di più la sua presenza”.

Cosa ti manca del poter vedere?

“Non riesco a rispondere perché in questi anni ho imparato a convivere con la mia disabilità. Sicuramene ho un forte desiderio di rivedere il volto dei miei genitori e dei miei amici e le bellezza che la natura ogni giorno ci regala. Sono però fortunato perché il Signore ci ama in modo immenso e quando si perde un senso, lui intensifica quelli che rimangono e te ne fa scoprire molti altri di cui prima invece ne ignoravi l’esistenza”.

La fede c’è sempre stata?

“Sì, ma quella vera è arrivata a diciotto anni dopo un ritiro spirituale dai frati cappuccini a Scandiano. Lì il Signore mi ha toccato con la sua mano sicura e mi fatto capire che io non ero solo. Forte di questa convinzione ora riesco ad accogliere tuto ciò che lui ogni giorno mi chiede e con il tempo sono riuscito ad accettare la mia disabilità con il cuore sereno. Io tutti i giorni lo ringrazio perché mi ha donato mille volte di più di quello che la vista mi poteva dare. Per esempio il mio lavoro che amo e che mi rende utile alla gente e che se ci avessi visto non avrei mia pensato di fare”.

Gesù ci invita a scorgerlo nei fratelli. Pensi che qualcuno lo riconosca in te?

“Non lo so, ma io ogni giorno mi sveglio impegnandomi a vivere con i valori cristiani. Io ho avuto la grande fortuna del dono della fede e non posso tenerla solo per me. Gesù esorta a diventare suoi discepoli ed io con la mia vita e con la mia disabilità sono un suo discepolo. Non è sempre facile e gli arresti sono ammessi, ma l’importante è sapere sempre ripartire con entusiasmo”.

Andrea, come ti immagini la vita eterna?

“Non lo so perché ancora non ci sono arrivato, ma sono certo che saremo giudicati dal Signore e penso che io andrò in purgatorio, perché mi merito un pò di tempo lì a redimermi. Credo nella resurrezione dei corpi e saranno corpi di luce. Io riuscirò probabilmente a vederlo e quando sarò con lui tutto sarà favoloso perché la sua luce mi avvolgerà”.

Elena Padovan: