Amianto nelle scuole. L’intervista a Ezio Bonanni, presidente Ona

Si celebra oggi la Giornata mondiale per le vittime del lavoro e dell’amianto. A trent’anni dalla legge 257/1992 che l’ha messo al band, questa fibra killer continua a mietere vittime. “Si continua a morire di malattie asbesto correlate. Almeno 7 mila sono state le vittime nell’ultimo anno. Eppure, la politica tace e le istituzioni sono assenti. Rendo pubblici i dati delle nostre rilevazioni aggiornate a tutto il  2022: 2mila casi di mesotelioma, indice di mortalità al 93%, un numero di decessi che solo per questa neoplasia sfiora i 1.900; 4 mila casi di tumore al polmone asbesto correlati con un indice di mortalità dell’88%, e quindi un numero di decessi che sfiora i 3.550, e con le ulteriori patologia asbesto correlate si giunge a 7mila decessi, con oltre nuovi 10mila malati di malattie amianto correlate. Una vera e propria emergenza con 40 milioni di tonnellate di amianto e materiali contenenti amianto”. Ha dichiarato il Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, in occasione di questa giornata, che auspica che, in memoria delle vittime: “Il Governo istituisca con urgenza un tavolo interministeriale sulla questione amianto per affrontare, competenza per competenza, le questioni giuridiche, normative e previdenziali”.

L’emergenza amianto nelle scuole

Dai dati dell’Ona, come si legge sul sito, emerge che in Italia sono 2.292 le scuole che non sono ancora state bonificate dall’amianto. “Data la presenza ancora diffusa di scuole contaminate, la stima del numero degli studenti esposti è di 356.900, a cui si aggiungono circa 50mila ulteriori esposti tra personale docente e non docente – si legge ancora sul sito -. L’amianto è stato censito in modo particolare nel Nord Italia (6,9%), e nelle isole, in particolare la Sardegna. Sono scarse, invece, le segnalazioni nel Centro e Sud Italia. La Regione più avanzata nella segnalazione e nella rilevazione, sia facendo riferimento alle Agenzie pubbliche sia tenendo conto dell’app ONA è il Piemonte (15%) e poi la Liguria (13%). Tuttavia, con molta probabilità, specialmente nel Sud Italia, la percentuale delle scuole ancora con amianto è molto più elevata della media (4,3%). Le Regioni più virtuose sulla bonifica sono state l’Abruzzo, Sardegna e Umbria”.

L’intervista

Interris.it ha intervistato l’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’ONAOsservatorio Nazionale Amianto, che tutela i cittadini e i lavoratori esposti ad amianto e ad altre sostanze altamente nocive.

Presidente, ci sono delle regioni in cui la concentrazione di amianto nelle scuole è maggiore?

“I dati incoronano di questo triste primato il Nord Italia con in testa il Piemonte, e le isole con la Sardegna. Si tratta però di una mappatura sottostimata perché mancano i numeri precisi del Centro e del Sud Italia, dove il numero delle segnalazioni è esiguo rispetto alla reale situazione”.

Perché ancora tante scuole hanno l’amianto?

“Stiamo parlando di una fibra tossica che per molti decenni è stata impiegata per realizzare diversi tipi di prodotti, dalle condutture alla pavimentazione, dai prodotti isolanti ai feltri per la costruzione di tetti. L’amianto è stato ufficialmente bandito nel 1992 con la Legge n. 257, ma ne troviamo ancora molto negli edifici pubblici e nelle scuole perché si tratta di strutture fatte negli anni in cui l’amianto veniva usato in percentuale maggiore rispetto ad altri materiali”.

Quali sono i rischi a cui gli studenti e i lavoratori del comparto scuola sono esposti?

“L’amianto è una una sostanza fortemente cancerogena che può portare ad una serie di tumori tra cui il mesotelioma. Ad oggi, gli alunni dichiarati esposti al rischio sono 350.000, mentre i docenti sono 50.000, a cui si sommano il personale amministrativo e i collaboratori Ata. Risulta invece impossibile dire quanti tumori sono figli dell’amianto nelle scuole in quanto queste patologie spesso si manifestano anche a distanza di decenni dall’esposizione”.

Quale è il ruolo del Ministero dell’istruzione?

“Il Miur dovrebbe aprire un’indagine ed individuare gli istituti contaminati dalla sostanza nociva e contestualmente bonificarli. Ricordiamo il caso della professoressa Olga Mariasofia D’Emilio, morta nel 2017 per un mesotelioma che è stato causato dall’esposizione all’amianto nella scuola media dove ha prestato servizio. Dopo la sua morte, i figli si sono rivolti all’ONA e con la sentenza 838/2021 il Miur è stato condannato ed è stato costretto a pagare la somma di euro 930.258 come risarcimento del danno subito”.

Come i genitori possono tutelare i figli ed evitare che siano esposti all’amianto?

“Nel momento in cui ci si accinge a scegliere la scuola per il proprio figlio è bene sincerarsi che l’istituto non contenga parti in amianto. Qualora ci sia il sospetto è cosa buona chiederne la verifica tramite una richiesta formale alle autorità competenti che indagheranno l’eventuale fondatezza della segnalazione. Non si deve temere di denunciare perché il futuro dei nostri figli è un dono prezioso nelle nostre mani”.

Elena Padovan: