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Alluvione nelle Marche, il caso dei fondi per il fiume Misa

Continuano le ricerche del piccolo Mattia e della 52enne Brunella, dispersi nell'alluvione delle Marche. Spunta un progetto mai realizzato per una cassa di espansione

Una nuova tragedia ha sconvolto una regione italiana. E, ancora una volta, l’indice viene puntato sulla scarsa resistenza degli argini dei fiumi e, ancora di più, sugli errori di valutazione nella costruzione nei pressi degli alvei. I tecnici sono ormai da ore al lavoro per determinare le cause scatenati del disastro provocato dalle alluvioni. E, al momento, le autorità comunali della città di Senigallia guardano con preoccupazione all’argine destro del fiume Misa, dove sarebbe stata individuata una falla nei pressi del quartiere di Borgo Molino. La rottura, per il momento, sarebbe di dimensioni ridotte. Una nuova piena, tuttavia, potrebbe scatenare una nuova alluvione, con conseguenze devastanti. In giornata è stato previsto un intervento riparatorio con somma urgenza. La zona è infatti ancora impegnata nel ripristino delle strade, sommerse da fango e detriti, così come accadde già nel 2014.

Alluvione a Senigallia, i soccorsi

Il bilancio delle vittime è salito a 11. E si cercano ancora i dispersi, fra i quali il piccolo Mattia, di soli 8 anni, trascinato via assieme a sua madre Maria Silvia, tratta in salvo dai soccorritori. Le squadre di ricerca dei Vigli del fuoco proseguono senza sosta il loro lavoro dalla serata di giovedì, affiancati da alcuni volontari. Il meteo ha concesso un po’ di tregua e questo potrebbe consentire di accelerare le operazioni. Si cerca anche la cinquantaduenne Brunella, travolta dalla piena mentre si trovava in auto. I Vigili del fuoco stanno scandagliando il Nevola, affluente del fiume Misa, e potrebbero a breve procedere alla rimozione dei blocchi trasportati dalla corrente. Anche il papà di Mattia si è unito alle ricerche, dicendosi speranzoso di ritrovare suo figlio e ringraziando i soccorritori per quanto stanno facendo.

Il mistero del progetto dell’82

Nel frattempo, monta ancora la polemica ciclica sulla mancata tutela della cittadinanza in zone considerate a rischio. Il Misa, ad esempio, monitorato da sempre per il suo regime torrentizio, avrebbe dovuto ricevere una messa in sicurezza già negli anni Ottanta. Un progetto risalente addirittura al 1982 si sarebbe costituito di ben 4 miliardi di lire, erogati tre anni dopo, nel 1985, per un’espansione da 3 milioni di metri cubi di capacità nella zona di Bettolelle-Brugnetto, non lontano da Senigallia. Progetto rimasto in stallo, nonostante un ridimensionamento a 800 mila metri cubi. Un’opera che, almeno sulla carta, avrebbe potuto limitare sia l’alluvione del 2014 che quello dei giorni scorsi.

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