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Allerta Oms: “Focolaio di Ebola in Uganda”

A Mubende, nella parte centrale dell'Uganda, è stato confermato un caso Ebolavirus del sottotipo Sudan in un giovane di 24 anni

Le autorità sanitarie dell’Uganda hanno dichiarato un focolaio di Ebola nel distretto di Mubende, nella parte centrale del Paese, dove è stato confermato un caso Ebolavirus del sottotipo Sudan in un giovane di 24 anni. Lo comunica l’ufficio per l’Africa dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Il caso confermato di Ebola

La conferma dell’Uganda Virus Research Institute, spiega l’Oms in una nota riportata da Ansa, arriva a seguito di un’indagine su 6 morti sospette che si sono verificate nel corso del mese nello stesso distretto.

Attualmente sono 8 i casi sospetti che stanno ricevendo assistenza sanitaria. “Questa è la prima volta in oltre un decennio che l’Uganda registra un focolaio di Sudan Ebolavirus. Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità sanitarie nazionali per indagare sull’origine di questo focolaio, sostenendo al contempo gli sforzi per implementare rapidamente misure di controllo efficaci”, ha affermato Matshidiso Moeti, direttore regionale per l’Africa dell’Organizzazione mondiale della sanità.

“L’Uganda non è estranea alle misure di controllo dell’Ebola. Grazie alla sua esperienza, è stata intrapresa un’azione per rilevare rapidamente il virus e possiamo fare affidamento su questa conoscenza per fermare la diffusione delle infezioni”.

Ci sono stati sette focolai precedenti di Sudan Ebolavirus nella regione, quattro in Uganda e tre in Sudan. L’Uganda ha segnalato per l’ultima volta un focolaio di questo sottotipo di Ebolavirus nel 2012. Nel 2019 ha però sperimentato un focolaio del sottotipo Zaire.

Cosa è l’Ebola

La malattia da virus Ebola (Ebola virus disease – EVD), precedentemente nota come febbre emorragica Ebola, è una malattia grave, spesso fatale nell’uomo, evidenzia il Ministero della Salute italiano sul proprio sito.

E’ causata da un virus ad RNA appartenente alla famiglia dei Filoviridae (filovirus). A questa famiglia appartengono anche il genere Marburgvirus e il genere Cuevavirus.

Sono state identificate cinque diverse specie del virus: Zaire, Bundibugyo, Sudan, Reston e Taï Forest, ciascuno con una diversa diffusione geografica.

Le specie Budibugyo, Zaire e Sudan sono state associate con le grandi epidemie occorse in Africa. Il virus che ha causato l’epidemia in Africa occidentale nel 2014-2016 appartiene alla specie Zaire. La specie Reston, invece, isolata per la prima volta a Reston, in Virginia (Usa), in macachi provenienti dalle Filippine, è responsabile di malattia nei primati, mentre nell’uomo provoca una forma asintomatica.

L’origine del virus non è nota, ma i pipistrelli della frutta (Pteropodidae), sulla base delle evidenze disponibili, sono considerati i probabili ospiti naturali del virus Ebola. Il virus presenta analogie morfologiche con l’agente della malattia da virus Marburg, ma caratteristiche antigeniche differenti.

Il nome “Ebola” deriva da un fiume della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), presso il quale nel 1976 si verificò uno dei primi due focolai epidemici. L’altro, si sviluppò praticamente in simultanea nel Sudan.

L’epidemia che ha colpito l’Africa occidentale nel 2014-2016 è la più grande e complessa che si sia mai verificata da quando il virus è stato scoperto nel 1976. Questa epidemia ha provocato più casi e decessi che tutte le altre messe insieme. Inoltre si è propagata da un paese all’altro, iniziando in Guinea e diffondendosi attraverso le frontiere in Sierra Leone e Liberia.

Una cura precoce di supporto con reidratazione e terapia sintomatica migliora la sopravvivenza. Allo stato attuale non esiste una terapia in grado di neutralizzare il virus; sono in fase di studio l’uso di sangue intero e sieri provenienti da soggetti convalescenti e terapie farmacologiche. Non esistono vaccini autorizzati per EVD;  sono in fase di sperimentazione due vaccini, ma nessuno è disponibile al momento.

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