Binda, campione su due ruote
Inoltre vinse, tra le altre classiche, due Giri del Piemonte e due Giri di Toscana.
Forte sia in pianura che in salita, è considerato uno dei ciclisti più grandi di sempre.
Fu definito ”il Signore della Montagna” per la classe superiore e lo stile impareggiabile con cui affrontava le salite più difficili. Leggendarie le sue rivalità con Costante Girardengo prima e Learco Guerra poi.
La vita privata e la carriera
Decimo di quattordici figli di un piccolo imprenditore edile, nasce a Cittiglio l’11 agosto 1902 e si trasferisce a Nizza subito dopo la guerra con il fratello maggiore Piero, per lavorare come stuccatore presso uno zio materno. A Nizza iniziò l’attività ciclistica cogliendo subito numerosi successi, rimanendo in Francia fino al 1924, quando aveva già vinto 30 corse.
L’incidente e la carriera si ferma
Lasciò l’attività nel 1936, dopo un incidente alla Milano-Sanremo che gli provocò la frattura del femore. Anche il fratello minore Albino fu un ciclista, compagno di Alfredo alla Legnano.
Nell’immediato dopoguerra Binda diventò commissario tecnico della Nazionale italiana di ciclismo, ruolo che ricoprì per ben dodici anni, in cui accumulò fama e successi degni della sua carriera da corridore. Guidò infatti le trionfali spedizioni alla Grande Boucle con Bartali nel 1948, Coppi nel 1949 e 1952, e Nencini nel 1960. Vinse inoltre i titoli mondiali su strada con Coppi a Lugano nel 1953 e Baldini a Reims nel 1958. La sua riconosciuta abilità tecnica e diplomatica fu alla base dell’accordo fra Bartali e Coppi negli anni ruggenti della loro rivalità. Morì il 20 luglio 1986 e le sue spoglie mortali oggi riposano nel cimitero di Cittiglio.
L’anniversario della morte
Ieri in occasione del 34 anniversario della scomparsa del tre volte campione del mondo (11 agosto 1902 – 19 luglio 1986) che ora riposa nel cimitero del suo paese è stata organizzata una pedalata “Sulle strade di Alfredo Binda” nei suoi territori. «Ho avuto la fortuna di visitare luoghi molto belli, ma nel mio cuore, devo confessarlo, c’era sempre il mio paese. Cittiglio è sempre stato il mio mondo» queste sono le frasi che sovente pronunciava il campionissimo. Alla fine del percorso una delegazione di dirigenti e atleti si è recata al cimitero di Cittiglio ( foto di Giordano Azzimonti), dove ad attenderli c’era la figlia del campione, Marta.