Il lockdown in Israele non scatterà prima di mercoledì. Notizia che nel Paese non ha incontrato grossi favori ma il premier israeliano tornerà in patria con in tasca la firma formale sul trattato più importante degli ultimi anni. Assieme ai ministri degli Esteri di Emirati Arabi Uniti e Bahrein, Abdullah bin Zayed Al Nahyan e Khalid bin Ahmed bin Mohammed Al Khalifa, Netanyahu sigla gli Accordi di Abramo nel contesto d’eccezione della Casa Bianca e alla presenza del mediatore Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti parla di “una svolta storica per la pace nella regione” mediorientale, ricalcando le orme di Bill Clinton che, nel 1993, mise a referto i dibattuti Accordi di Oslo, presenziando alla stretta di mano (quella sì storica) fra il premier israeliano Rabin e il leader palestinese Arafat.
Trump e la pax del Medio Oriente
Un altro passo del Tycoon in direzione di una campagna elettorale che, stavolta, potrebbe forse trarre qualche risposta in più dai temi di politica estera. L’intesa raggiunta fra i principali attori del Medio Oriente, in un contesto in cui altre realtà territoriali cercano di garantirsi voce in capitolo, garantisce un tassello importante nell’impalcatura elettorale del candidato del Gop. E, soprattutto, si proporrà di risolvere la contesa israelo-palestinese, attraverso la soluzione dei due Stati, le cui quotazioni sono scese dopo la decisione di Tel Aviv (anch’essa da trattato) di rinunciare (per ora) all’annessione dei territori della Cisgiordania.
La questione palestinese
Presupposti che, secondo Trump, porteranno alla fine anche i palestinesi al punto in cui “vorranno unirsi all’accordo di pace”. Anche in virtù di un cambiamento nella strategia araba che, ora come ora, rende la Striscia di Gaza più isolata rispetto a qualche mese fa. Anche per questo, a qualche ora dalla storica firma, a dire la propria è intervenuto anche il presidente Abu Mazen. Il messaggio, però, era rivolto a Ismail Haniyeh, leader di Hamas, al quale Abu Mazen ha ricordato come l’Autorità agirà in modo tale da “contrastare tutte le iniziative “volte e liquidare la nostra causa nazionale e a privarci dei nostri diritti”. Fra questi, “Gerusalemme e il diritto del ritorno”. Il tutto mentre Trump, sull’onda dell’entusiasmo, lascia aperta la porta anche a Teheran, convinta però che un accordo simile Biden lo farebbe meglio. Altra variabile di rilievo nella corsa alla Casa Bianca.