Accadde oggi: nel 1946 veniva brevettata la prima Vespa (AUDIO)

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“Vespe truccate, anni ’60, girano in centro sfiorando i ’90, rosse di fuoco, comincia la danza, di frecce con dietro attaccata una targa. Dammi una Special, l’estate che avanza,
dammi una Vespa e ti porto in vacanza!”. Con queste parole Cesare Cremonini ha colto in pieno il significato della Vespa, simbolo di gioia e felicità che riesce a regalare solo il senso di libertà, con la brezza del vento che ti accarezza il viso.

Era il 23 aprile del 1946 quando la prima Vespa venne brevettata e per ricordare l’evoluzione del mezzo più amato dagli italiani Interris.it ha incontrato Vincenzo Borgomeo, giornalista di Repubblica.

 

Cosa ha rappresentato la vespa per gli italiani?
“La vespa è stato il primo mezzo di vera mobilità. Erano gli anni in cui quasi nessuno poteva permettersi un’automobile quindi la vespa rappresentava una scelta quasi obbligata per potersi muovere. Da qui questa sua popolarità con questa sua straordinaria caratteristica di accompagnare gli italiani perché gli italiani vivevano con la vespa. Non era solo un mezzo di locomozione ma rappresentava il primo passo verso la libertà ed entrava nel cuore delle famiglie italiane”.

La vespa è stata protagonista anche di tanti film come vacanze romane: era uno status symbol?
“Era uno status symbol ma soprattutto un segno di libertà perché chi aveva la vespa poteva comunicare e muoversi. Rappresentava un simbolo anche dell’Italia, non solo per il design e per il made in Italy ma perché ce n’erano tantissime che giravano. Non a caso anche nei film ‘Vacanze Romane’ e in tanti altri venne usata come simbolo e strumento popolare, perché ti permetteva di far capire con poche immagini che il film era girato in Italia”.

Come fu concepita all’epoca e com’è cambiata negli anni?
“La cosa più straordinaria è che la Vespa non è cambiata mai. Negli anni è rimasta completamente uguale a sé stessa, con la sua unicità di avere la scocca di metallo invece che il telaio in tubi. Questo non solo dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista del design consentì alla Vespa di rimanere sempre uguale. La Vespa da 1946 è arrivata fino ai giorni nostri, certo con un po’ di modifiche ma il concetto è sempre quello dello scudo metallico e una scocca di acciaio”.

Dal 1946 ad oggi sono cambiati tanti modelli: quale ha riscosso più successo e soprattutto qual e il modello a cui si è rimasti più fedeli oggi?
“Oggi si è rimasti fedeli a tanti modelli, forse un po’ tutti perché ogni Vespa è figlia della sua epoca. C’è il modello che ricorda l’elettrica di oggi, la Pinz che è stata la generazione degli anni ’80, prima ancora quella utilizzata da Nanni Moretti, poi le versioni sportive degli anni ’60. ‘La primavera’ e prima ancora c’era la ‘Vespa originale’. Quindi non c’è un modello più amato perché sono tutti stati straordinariamente amati da varie generazioni di Italiani che l’hanno usata e trattata come fosse una ‘di famiglia’”.

Oggi nel mercato automobilistico, dei motori un mezzo che abbia questo valore simbolico della vespa o è irrepetibile?
“É sicuramente irripetibile perché bisogna tornare con la mente agli anni in cui c’era il boom economico in cui la mobilità passava per un solo mezzo per cui c’è chi ha avuto la Vespa con tutte le declinazioni. Solo la Lambretta è stata l’antagonista per antonomasia della Vespa, mentre per il sistema automobilistico abbiamo la Fiat 500 o il Maggiolino. Sono tutte icone legate a quel periodo. Dal punto di vista automobilistico oggi non c’è più niente di simile, tutti i miti di oggi hanno tutte origini antiche ed affondano le radici in quel periodo ed oggi nessuno riesce ad entrare così tanto nel sociale come fece all’epoca la Vespa”.

Rossella Avella: