Accadde oggi: era il 1943 e si scoprivano gli effetti della LSD (Audio)

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L’LSD è una sostanza chimica le cui proprietà possono alterare la percezione della realtà attraverso distorsioni e allucinazioni. Fu scoperta nel 1938 da Albert Hoffmann, che all’epoca lavorava per l’azienda chimica Sandoz ubicata a Basilea. In realtà la data ufficiale della scoperta fu il 16 aprile 1943, quando Hoffmann scoprì le proprietà allucinogene dell’LSD a causa di una goccia di questo composto che gli cadde su una mano e gli provocò, una volta respirata, intense allucinazioni visive.

 

Oggigiorno la LSD è una sostanza molto diffusa tra i ragazzi, per gli effetti collaterali che procura. Lo sballo, il divertimento, il senso di libertà e quella finta felicità che regala frutto delle tante droghe sintetiche, e non solo, di cui si fa uso. In Italia i consumatori di stupefacenti sono infatti milioni. A parlarci di questi numero sono le statistiche Istat, ma anche i dati diffusi dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze. La sostanza più diffusa? La cannabis. Poi ci sono cocaina ed eroina. I dati al riguardo parlano di centinaia di migliaia di consumatori. Tutto questo nonostante le politiche proibizioniste adottate dall’Italia. Politiche che, visti i numeri, meriterebbero una revisione.

L’approfondimento

Per approfondire l’argomento interris.it ha incontrato Carolina Bocca, autrice del libro “Soffia forte il vento nel cuore di mio figlio” edito da Mondadori, testo che, oltre a poter essere acquistato normalmente on line e nelle librerie, può essere acquistato anche tramite il sito della Fondazione Pescolino Rosso ed in tal caso tutti gli introiti verranno devoluti a sostegno della missione che porta avanti la Fondazione nell’aiutare i ragazzi affetti da queste dipendenze.

Ora Seba, come dolcemente lo chiama lei, ha 22 anni, ma 9 anni fa, nel pieno della sua adolescenza cadde nel tunnel nero della droga, solo l’amore e la sua forza di volontà sono riuscite a salvarlo. Oggi Carolina collabora con l’associazione “Ema pesciolino rosso” con cui porta un messaggio di speranza a tutti i giovani, per invogliarli a stare lontani da chi promette falsa felicità, perché la vita va vissuta fino in fondo.

Come e quando ha capito che suo figlio faceva uso di droghe?
“L’ho capito dai suoi atteggiamenti. Mio figlio era diventato più assente, marinava la scuola, era violento e indisponente. Anche con i fratelli non aveva più il rapporto di prima, era diventato un’altra persona. Un bel giorno il padre di Seba, riuscì a recuperare la password per accedere alla sua pagina fb e lì scoprimmo il mondo: fumava le canne, era entrato in un giro di spaccio”.

Come ha reagito e come è riuscita ad aiutare suo figlio?
“Il mio atteggiamento è stato quello dell’autoanalisi, così come consiglio sempre di fare agli altri genitori che mi vengono a chiedere aiuto. Bisogna imparare a guardarsi nella propria coerenza, nel proprio modello educativo che si trasmette. Non bisogna mai puntare il dito contro i nostri figli, additandoli e ritenendoli gli unici responsabili del loro destino. Loro sono il nostro specchio e in quanto tali rifletto quello che noi siamo. A volte determinate mancanze possono produrre atteggiamenti sbagliati nei nostri figli, certo, con ciò non voglio dire che bisogna giustificarli però capire che il dialogo e la comprensione anche in queste situazioni sono l’unica arma vincente. Bisogna rivedersi dentro per essere genitori nuovi agli occhi dei nostri figli”.

Cosa consiglia a genitori e figli quando la droga prende il sopravvento?
“Bisogna farsi aiutare, non avere assolutamente timore ne vergogna nell’essere genitori più adeguati ai propri figli perché da soli non ce la si fa. La prima cosa che bisogna recuperare con i figli è il rispetto della propria autorevolezza genitoriale, perché solo così i nostri ragazzi si lasceranno guidare, perché i ragazzi devono farsi prendere per mano, accettare la loro debolezza e farsi accompagnare lungo il percorso che li porta fuori dal tunnel nero”.

Rossella Avella: