A23a: sempre più vicino all’Atlantico, gli scienziati lanciano l’allarme

iceberg

Foto di Derek Oyen su Unsplash

L’iceberg più grande del mondo, chiamato in codice A23A, un’enorme piattaforma di ghiaccio alla deriva da quasi un anno, si sta velocemente avvicinando all’Atlantico meridionale. Gli scienziati sono preoccupati in quanto questo grande pezzo di ghiaccio metterebbe a forte rischio la flora e la fauna della Georgia australe  

Si è staccato dall’Antartide

Il mondo l’ha conosciuto come iceberg “A23a“, il più grande iceberg del mondo: un enorme blocco di ghiaccio di oltre 4mila metri quadrati e con uno spessore di 400 metri, all’incirca grande quanto una metropoli europea, che si era distaccato dai ghiacci dell’Antartide. Fenomeni ‘fisiologici’ e non legati al cambiamento climatico, hanno spiegato gli scienziati ad agosto dell’anno scorso, quando l’enorme blocco che fino ad allora era rimasto fermo, arenato sul fondo del mare di Weddel, ha cominciato a spostarsi  dopo aver spezzato l’ancora.

Corridoio degli iceberg

Gli scienziati, ha precisato in un servizio Bbc World non hanno mai smesso di tenerlo d’occhio perché avvicinandosi all’Atlantico meridionale “potrebbe minacciare la flora e la fauna vicino all’isola della Georgia del Sud”. L’iceberg A23a, secondo gli esperti interrogati da Bbc, ha superato la piattaforma di ghiaccio Larsen nel Mare di Weddell nord-occidentale, spinto da correnti e venti occidentali. Si sta muovendo lungo una traiettoria nota come “corridoio degli iceberg” verso la Georgia del Sud.

Cosa pensano gli scienziati

Entrando in queste acque, il colosso di ghiaccio subirà il destino di molti iceberg: si scioglierà lentamente prima di scomparire nei mari. Ma è proprio questo scenario ad allarmare vista la taglia dell’iceberg.”Se ciò accadesse, gli animali potrebbero essere tagliati fuori dall’oceano, che è la loro fonte di cibo”, spiega sempre la Bbco. Un pericolo che gli esperti vorrebbero, con un po’ di ottimismo, minimizzare:gli iceberg possono trasportare minerali dal fondo dell’oceano e fornire, dopo che si sono sciolti, nutrimento ancor più ricco alla fauna locale.

Fonte: Agi

 

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