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A SCUOLA DI INGIUSTIZIA

Profondo Sud. Un paesino di circa 5000 anime situato su una collina tra il fiume Crati e le estreme propaggini della Sila greca, a circa 20 km dalla costa ionica. Stiamo parlando di Terranova da Sibari, dove esiste una sezione distaccata della scuola media statale di Tarsia.

Sembra uno di quei luoghi dell’entroterra usciti da un’opera di Montale, quell’Italia abbandonata a se stessa, operosa e polverosa. Altro che riforma dell’insegnamento: qui la “Buona scuola” di Renzi non alberga; altro che “l’educazione fisica arriva alla scuola primaria grazie a un emendamento. Dal prossimo anno scolastico si prevede, infatti, la presenza di laureati in scienze motorie alla scuola elementare” come recita la proposta del governo. In Calabria, siamo in un posto dove più che la didattica occorrono gli spazi di sopravvivenza per alunni e professori, pena rischiare di perdere un anno di stipendio per la sola colpa di non aver rinchiuso in una “gabbia” gli alunni durante l’ora di ginnastica.

E’ accaduto infatti che, nell’orario di educazione fisica in cui risultava affidato alla professoressa di ginnastica, “durante una partita di calcetto svolta in un terreno privato limitrofo alla sede scolastica, un ragazzo sia caduto procurandosi alcune lesioni”. Da lì la denuncia dei genitori e il risarcimento imposto al Miur. Che ovviamente ha richiesto indietro i soldi alla docente e al suo dirigente scolastico.

Lo stesso Ministero che però non si è preoccupato per anni di mettere quel plesso in condizioni di avere uno spazio decente dove far muovere i ragazzi. Nei programmi scolastici l’educazione motoria è un punto cardine, dove farla però resta lasciato al caso. E il caso ha voluto che il proprietario di quel campetto proprio adiacente alla Media lo abbia messo a disposizione della collettività, lasciando che tutti ne usufruissero senza problemi.

Ma siamo in Italia, la patria delle carte bollate e del cavillo. E quando accade qualcosa, qualcuno deve pagare e le responsabilità ricadono sempre sull’ultima ruota del carro, nella fattispecie identificabile con la prof di ginnastica. A nulla è valsa dinanzi alla Corte dei Conti, sezione Giurisdizionale della Calabria (sentenza 117/2015), la sua sottolineatura che “per prassi consolidata e con l’assenso dei dirigenti scolastici, da oltre dieci anni il terreno sul quale avvenne l’infortunio, era adibito a campo di calcetto per gli alunni della Scuola media e lo stesso non presentava alcuna problematica di sicurezza”.

Ecco il paradosso: se un insegnante costringe i propri alunni dentro quattro mura è tacciata di scarsa sensibilità, se fa ginnastica dentro la classe viene ridicolizzata e criticata (tanto che perfino nel progetto di riforma si parla di eliminare le cosiddette “classi pollaio”, quelle con troppi alunni all’interno. Figuriamoci se devono farci pure attività fisica…), se però li porta nell’unico spazio fruibile da anni rischia di pagare salata la sua disponibilità. E con le lei il dirigente scolastico, per il quale vale il principio dell’omesso controllo. E così per i giudici – e per la legge – devono sborsare “in solido tra loro, in favore del Ministero dell’Istruzione, Ufficio scolastico provinciale di Cosenza, la somma di euro 24.914,19, oltre accessori e spese di giustizia”.

Tutti colpevoli, dunque, tranne il Ministero, proprio quello che dovrebbe mettere in condizione gli istituti di operare al meglio. Uno schiaffo a ogni logica educativa. E poi parliamo di “Buona Scuola”…

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