Risate e lacrime, avvoltoi e agnelli sacrificali. Quando quella notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009 del 2009 la terra ha tremato, c’è chi si disperava e chi pensava a quali affari sarebbero nati dalla distruzione di un’intera città. L’audio della telefonata intercettata tra Francesco Piscicelli e suo cognato Pierfrancesco Gagliardi avvenuta proprio il 6 aprile 2009, poche ore dopo che il terremoto aveva distrutto l’Aquila, fu emblematica: le risate tra i due imprenditori che fiutavano l’affare rientrano nelle intercettazioni che hanno portato all’inchiesta sul G8 relativa ad appalti e corruzione. Oggi, a 6 anni di distanza, seimila bambini sono ancora nei Musp, i Moduli ad uso scolastico provvisorio, costruiti per il rientro a scuola nel settembre 2009 ma che ovviamente ora mostrano i segni del tempo, con disservizi e disagi. Per ora nessun istituto è stato ricostruito, eppure i soldi per farlo sono nelle casse comunali, 44 milioni. “Sono arrivati solo a metà 2013 e fino ad allora, per legge, non potevamo fare nessun progetto – ha detto il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente -. A breve dovrebbero cominciare i lavori in due scuole ma la burocrazia per la ricostruzione pubblica ci fa perdere mesi. Il neo ministro delle Infrastrutture ha assicurato che la città abruzzese “ce la farà, assolutamente, anzi la ricostruzione sta andando molto bene”, ha assicurato. “L’Aquila ha molte risorse a disposizione che abbiamo stanziato come Governo“.
“Ho giurato per la fine del 2017 il centro storico della città sarà restituito agli aquilani – ha chiarito il sindaco Massimo Cialente -. Adesso il governo ha dato i soldi, solo per quest’anno abbiamo un miliardo e duecento milioni, ma il problema è che non riesco ad avere i progetti perché il ministro Barca non mi diede retta quando gli dissi che 60 persone a processare i progetti nell’Ufficio speciale ricostruzioni dell’Aquila sarebbero state insufficienti. A fronte di 7500 progetti presentati riusciamo a valutarne 30 al mese, anche meno – ha aggiunto Cialente – ci vorrebbero quindi vent’anni per valutarli tutti. Io non sto chiedendo la luna ma una task force di ingegneri, geometri e architetti per far fronte a questi due anni di super lavoro. Altrimenti i soldi fanno la muffa”.
Un lungo serpentone umano si è snodato nella notte da via XX Aprile a piazza del Duomo a L’Aquila, per ricordare il dolore e la tragedia. La fiaccolata, organizzata dal Comitato dei parenti delle vittime, si è conclusa in piazza con la lettura dei nomi dei 309 morti e con il rintocco delle campane della Chiesa di Santa Maria del Suffragio. Il sindaco ha proclamato il lutto cittadino.
Nel sesto anniversario del terremoto del 6 aprile, sembra arrivata al capolinea anche la pazienza dei vigili del fuoco dell’Aquila che alzano la voce tramite i loro rappresentanti sindacali: “Adesso basta! Subito i lavori di ricostruzione della caserma o sarà’ mobilitazione”. In una nota unitaria di Fp Cgil, Fns Cisl, Uil Pa, Conapo, Confsal e Usb, indirizzata sia al sottosegretario Bocci che ai vertici del dipartimento dei vigili del fuoco, i rappresentanti sindacali, ripercorrendo gli ultimi sei anni inutilmente trascorsi rispetto alla ricostruzione della sede del comando provinciale dell’Aquila gravemente danneggiata dal sisma e successivamente demolita dagli stessi vigili del fuoco, evidenziano tra l’altro come “il personale operativo si trova recluso in cio’ che resta della vecchia sede, in ambienti confinati, in condizioni igieniche ai limiti dell’umana sopportazione, privato del tutto di aree e strutture adeguate all’addestramento professionale. Personale che vive quotidianamente a strettissimo contatto con il desolante cratere della vecchia sede, ridotto a fango ed acquitrino nel periodo invernale e a polvere e savana in quello estivo, anche con possibili ripercussioni sulla loro stessa salute”.
Molte saranno le celebrazioni per ricordare i morti di quella terribile notte. Alle 3.32 del mattino si scatena l’apocalisse con una scossa di 5,8 gradi della scala Richter che in pochi minuti distrugge gran parte del centro storico dell’Aquila e molti paesi vicini. Il bilancio e’ pesantissimo: 309 le vittime, 1.600 i feriti, decine di migliaia gli sfollati. Tra i paesi distrutti c’è’ anche Onna, che, rasa completamente al suolo, diverrà’ il simbolo della tragedia.
La macchina dei soccorsi si attiva immediatamente e all’Aquila arrivano anche tantissimi volontari che si mobilitano da tutta Italia. I feriti vengono ricoverati negli ospedali di Avezzano, Pescara, Chieti, Ancona, Roma, Rieti, Foligno e Terni. Tra le vittime del sisma alcuni nomi noti: Lorenzo Sebastiani, giovane rugbysta dell’Aquila Rugby, Lorenzo Cini, pallavolista in serie B, Giuseppe Chiavaroli, calciatore di eccellenza, quasi l’intera famiglia del capo della redazione dell’Aquila del quotidiano ‘il Centro’, Giustino Parisse, che nel crollo della casa di famiglia, a Onna, perde i due figli, Domenico e Maria Paola, e il padre.
Ma quella del 6 aprile non e’ l’unica scossa che colpisce L’ Aquila e nei due mesi successivi la terra continua a tremare. In quell’arco di tempo si registrano oltre 35mila scosse, una media di una scossa ogni due minuti e mezzo. L’ Aquila, già devastata, è costretta ad affrontare la paura costante di un nuovo sisma e ad allontanare il ricordo di quella tragica notte. Poi, dopo il terremoto fisico, quello giudiziario. I soldi spariti per la ricostruzione, gli appalti truccati, le connivenze con la politica, le inchieste giudiziarie. Oggi l’Aquila è ancora ferita, ma non ha più voglia di aspettare: vuole riprendere a volare.