Correva l’anno 1974, un periodo di forte instabilità politica per l’Italia, quando Italicus, il treno 1486, così denominato, era partito nel tardo pomeriggio da Roma. Era stranamente affollato ed era diretto a Monaco di Baviera. É l’01.23 della notte del 4 agosto e il convoglio viene scosso da una potente deflagrazione.
10 minuti di ritardo sul tratto tra Firenze e Bologna saranno quei minuti che salveranno la vita di tante persone. Il treno corre veloce sui binari e ne recupera 3 prima di imboccare la lunga galleria (la più lunga d’Europa a doppio binario) che dalla stazione di Vernio arriva 18 chilometri dopo alla stazione di San Benedetto Val di Sambro, ma tutto questo il timer della bomba non lo sa.
L’esplosione
Lo scoppio infatti non avviene al centro della galleria come programmato bensì a circa 50 metri dall’uscita del portale Nord, quello di di San Benedetto Val di Sambro e ciò consente al treno, seppur con estrema difficoltà, di entrare quasi in stazione.
Un ordigno ad alto potenziale formato da amatolo e termite e posizionato all’interno di una normale valigia da viaggio sotto un sedile del treno deflagra ed in un attimo la termite fa divampare un pauroso incendio mentre l’amatolo scoperchia il tetto e scaglia schegge di metallo tutto intorno.
Le vittime
12 morti (tra cui il macchinista Silver Sirotti che tentò di spegnere l’incendio con un estintore di servizio) e 48 feriti di cui 2 gravissimi; se il treno fosse stato in orario l’ordigno sarebbe esploso al centro della galleria e di conseguenza l’effetto della deflagrazione sarebbe stato decuplicato.
Ci sarebbero state quindi molte più vittime causate sia dall’esplosione vera e propria, sia dall’incendio che dalla risultante intossicazione.
Strage Italicus: il processo
La strage dell’Italicus è una di quelle che, dopo tre gradi di giudizio, non ha avuto dei colpevoli ufficiali. La pista seguita fin dalle prime battute è stata quella degli ambienti della destra extraparlamentare neofascista. Ciò anche grazie alla rivendicazione effettuata con un volantino lasciato in una cabina telefonica da parte di Ordine Nero. Con questo, oltre a vendicare Giancarlo Esposti, affermava la possibilità di poter colpire in modo volontario come e quando avessero voluto a qualsiasi ora “seppellendo la democrazia sotto una montagna di morti”.
La strategia della tensione
L’attentato dell’Italicus fa parte di quella che è stata definita la “strategia della tensione” che fu portata avanti sia dagli ambienti di sinistra con le Brigate Rosse che da quelli di destra e nell’ambito dell’estrema destra questa cominciò all’inizio del 1974 proseguendo poi durante tutto l’anno con attentati sempre più violenti, come quello di Piazza della Loggia a Brescia per culminare con quello al treno espresso 1486.