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Papa Francesco domani sarà dimesso dai medici del Gemelli

Il Santo Padre potrà tornare a Casa Santa Marta dove lo attenderà una lunga convalescenza

Il briefing sulle dimissioni del Papa dal Gemelli, nell'atrio d'ingresso del Policlinico (foto: Vatican Media)

Papa Francesco sarà dimesso dall’ospedale Gemelli domenica 23 marzo, dopo un lungo ricovero per polmonite bilaterale. I medici hanno riferito che il Pontefice ha superato due episodi critici e che le sue condizioni cliniche sono stabili. Dovrà continuare le terapie farmacologiche e osservare un periodo di riposo di almeno due mesi a Santa Marta, dove farà ritorno

Papa Francesco torna a casa

La notizia, attesa da quasi quaranta giorni, arriva all’inizio della conferenza – la seconda dopo quella del 21 febbraio – che i medici del Gemelli, Sergio Alfieri e Luigi Carbone, hanno tenuto oggi pomeriggio nell’Atrio del Policlinico: Papa Francesco sarà dimesso domani, domenica 23 marzo. Dopo il lungo ricovero a motivo della polmonite bilaterale polimicrobica che lo ha colpito nei mesi scorsi, dopo episodi di crisi che hanno fatto effettivamente rischiare la vita al Pontefice, dopo bollettini, comunicati, news ufficiali e fake news diffuse soprattutto tramite i social, e dopo una catena ininterrotta di preghiera nei cinque continenti, Francesco torna “a casa”. Torna a Santa Marta dove lo attende una lunga convalescenza e il prosieguo delle terapie e fisioterapie motoria e respiratoria a cui si è sottoposto in questi giorni.
Gesti di stupore da parte dei numerosi giornalisti presenti al Gemelli – alcuni già pronti per riprendere l’affaccio del Papa dall’ospedale, annunciato oggi – hanno accompagnato la notizia data ai media da Sergio Alfieri, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e chirurgiche del Gemelli e direttore dell’équipe che ha seguito il Papa durante la degenza. Al suo fianco Luigi Carbone, vice direttore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano e medico referente del Santo Padre, e Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

Le tappe del ricovero

“La buona notizia che immagino che aspetta tutto il mondo è che domani il Santo Padre è in dimissione, domani tornerà a Santa Marta”, ha detto Alfieri. E ha poi tracciato un “piccolo” e “doveroso” riassunto di cosa è avvenuto dal 14 febbraio. Ovvero il giorno del ricovero quando il Papa si è presentato “con un’insufficienza respiratoria acuta dovuta ad un’infezione polimicrobica”. Quindi “virus, batteri e miceti che “hanno determinato una polmonite bilaterale severa”. Questo ha richiesto” un trattamento farmacologico combinato durante il ricovero”.
Due episodi “molto critici” hanno colpito il Papa e per i quali, ha detto lo specialista, Francesco “è stato in pericolo di vita”. “Le terapie farmacologiche, la somministrazione di ossigeno ad alti flussi e la ventilazione meccanica non invasiva hanno fatto registrare però un lento e progressivo miglioramento, facendo uscire il Santo Padre dagli episodi più critici”. Il Papa “non è mai stato intubato” ed “è sempre rimasto vigile, orientato e presente”. Le dimissioni di domani avverranno quindi “in condizioni cliniche stabili”, stabili da almeno due settimane. La prescrizione di tutto lo staff medico, ora, è di “continuare parzialmente le terapie farmacologiche” ancora per molto tempo e per via orale. Importante, poi, osservare “un periodo di riposo in convalescenza per almeno due mesi”.

Le fasi della convalescenza a casa

Dunque “una dimissione protetta”, ha detto Carbone, spiegando che a Santa Marta non è stato approntato un presidio particolare ma sono stati valutati tutti i “fabbisogni”, gli stessi di tutti i pazienti dimessi per polmonite. “Abbiamo valutato le necessità del Santo Padre, che sono normalmente il fabbisogno di ossigeno finché ne avrà bisogno. Un’assistenza sanitaria che la Direzione di Sanità e Igiene può offrire al Santo Padre tranquillamente a Santa Marta. Ci siamo preparati per accoglierlo a casa”.
I medici hanno poi risposto alle domande dei giornalisti a cominciare da quelle sulla voce del Papa, dopo le notizie circolate ieri su una difficoltà, da parte del Pontefice, a parlare. “Quando si ha una polmonite bilaterale, i polmoni sono stati danneggiati e anche i muscoli respiratori sono stati in difficoltà”, ha spiegato Alfieri. “Una delle prime cose che accadono è che si perde un po’ la voce. È come quando per qualche motivo uno usa la voce troppo alta”. E come per tutti i pazienti giovani e anziani, ma soprattutto anziani, “ci vorrà del tempo affinché la voce torni quella di prima”. Già rispetto a dieci giorni fa tuttavia sono stati registrati “importanti miglioramenti” anche da questo punto di vista.

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