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Schiavitù, elemento di triste e scottante attualità

La schiavitù, purtroppo, non è semplicemente una questione relegata al passato, ma un elemento di triste e scottante attualità. Gli ultimi dati diffusi ci dicono che ad oggi, nelle sue diverse forme, miete più di 40 milioni di vittime. Dietro a questi numeri apparentemente freddi e distanti, si celano vite violate e spezzate di donne e uomini che, ad ogni latitudine del mondo, sono costretti a svolgere lavori inumani o a scivolare nell’inferno dello sfruttamento. Alla luce di ciò, occorre che, ogni cittadino, indipendentemente dai ruoli che ricopre, si impegni senza riserve per rafforzare il contrasto ad ogni forma di lavoro forzato senza alcuna esitazione.

A tal proposito, la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù, istituita il 2 dicembre 1949, ci ricorda l’importanza di commemorare le vittime dello schiavismo e di perseguirne, attraverso azioni concrete, la totale abolizione in ogni luogo del mondo. In questo giorno però, senza se e senza ma, è fondamentale adoperarsi per mettere in campo strumenti innovativi di tutela dei lavoratori e, più in generale, della salvaguardia della dignità delle persone, in ossequio al bellissimo pensiero che, Papa Francesco, ci ha donato qualche tempo fa, ricordandoci che “siamo chiamati, tutti insieme, a costruire una società rinnovata e orientata alla libertà, alla giustizia e alla pace, perché si superi ogni tipo di disuguaglianza e discriminazione, così che nessun uomo possa fare schiavo un altro uomo”.

Sulla base di queste parole, la società civile e l’associazionismo cattolico, devono adoperarsi senza riserve per riaffermare in ogni luogo i principi sanciti dall’insegnamento sociale della Chiesa, mettendo la fraternità nei confronti del nostro prossimo al primo posto, anche e soprattutto nei luoghi di lavoro. Quest’ultimo, in ogni Paese, deve tornare ad essere uno strumento di affermazione e crescita di carattere personale nonché collettiva e non un elemento di prevaricazione. È necessario squarciare l’indifferenza e tendere la mano all’umanità che soffre per questa ingiustizia. Dobbiamo farlo per donare un futuro migliore ai nostri figli e a tutta la nostra “Casa comune”.

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