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Protocollo di Kyoto: l’impatto sulle politiche ambientali italiane

Il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore in Italia nel febbraio 2005, ha segnato un passo significativo nella lotta contro il cambiamento climatico, impegnando i paesi industrializzati a ridurre le proprie emissioni di gas serra, con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura globale. In Italia, tale impegno ha avuto un impatto rilevante sull’orientamento delle politiche ambientali, dando impulso a una crescente attenzione alla sostenibilità e al rispetto per l’ambiente. Però, dopo quasi due decenni dalla sua attuazione, il quadro delle politiche ambientali italiane è mutato, e il Protocollo di Kyoto stesso ha visto una progressiva evoluzione. Nel periodo successivo all’adozione di tale Protocollo, l’Italia ha adottato numerosi provvedimenti, tra cui incentivi per le energie rinnovabili, la promozione della mobilità sostenibile, e il miglioramento dell’efficienza energetica.

Tuttavia, l’efficacia delle misure è stata limitata, principalmente a causa di difficoltà politiche, economiche e sociali che hanno ostacolato la realizzazione di obiettivi ambiziosi. Le emissioni di gas serra in Italia, pur registrando una lieve diminuzione, non sono riuscite a rispettare i target stabiliti da Kyoto, soprattutto a causa della crescita dei settori energetico e dei trasporti, e delle carenze in termini di politiche a lungo termine. Oggi, il Protocollo di Kyoto è stato sostituito dagli Accordi di Parigi, firmati nel 2015, che hanno introdotto un approccio più universale, estendendo gli impegni a tutti i paesi, e fissando obiettivi più ambiziosi per limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, con l’ambizione di non superare i 1,5°C. Sebbene il Protocollo di Kyoto non sia più in vigore, le sue linee guida hanno lasciato un’eredità importante, contribuendo a sensibilizzare l’opinione pubblica e ad avviare il dibattito globale sulla sostenibilità.

Le politiche italiane si sono ora adattate alla nuova fase del Green Deal Europeo, con una maggiore enfasi sulle energie rinnovabili, l’economia circolare, e la transizione ecologica. Guardando al futuro, è fondamentale proseguire sulla strada della sostenibilità con un impegno condiviso che consideri non solo le necessità ambientali, ma anche quelle sociali ed economiche. L’Italia, con la sua posizione geografica, la sua storia e le sue tradizioni culturali, ha un ruolo cruciale da svolgere nel favorire un modello di sviluppo che sia inclusivo, giusto e rispettoso delle generazioni future. L’adozione di politiche che promuovano l’innovazione tecnologica sostenibile, la giustizia sociale, e la cooperazione internazionale sono essenziali per garantire un mondo più equo e prospero per tutti.

In questo percorso, la fraternità a cui ci esorta Papa Francesco deve essere il fulcro: solo un’azione collettiva che unisca cittadini, istituzioni, imprese e governi può portare a una vera trasformazione sostenibile. La sostenibilità ambientale non è solo un obiettivo tecnico, ma un valore che deve permeare tutti gli aspetti della vita, affinché il futuro del nostro pianeta possa essere vissuto in armonia con la natura, rispettando i diritti e le necessità di ogni essere umano e soprattutto di coloro che, avendo maggiori difficoltà, devono essere messi al centro di una transizione pienamente sostenibile, sia dal punto di vista sociale che economico.

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