Categories: Opinione

Nuova cultura dell’inclusione: da dove partire

Foto di Markus Winkler da Pixabay

La diffusione di una nuova cultura dell’inclusione deve partire innanzitutto dalla consapevolezza di ciò che accade ogni giorno nella nostra società, soprattutto alle persone più fragili e indifese. Indubbiamente, da oltre trent’anni a questa parte, con il varo della legge quadro 104 del 1992, molti passi in avanti su questo versante sono stati compiuti, ma non possiamo ancora dire di essere giunti ad un traguardo. Dobbiamo quindi sforzarci per creare, tutti insieme, un nuovo tipo di welfare solidaristico e di prossimità, con l’obiettivo di permettere alle persone con disabilità di partecipare attivamente alla vita delle comunità in ogni settore, affinché possano realizzare i loro sogni e le legittime ispirazioni.

E’ necessario dare nuova linfa al dialogo tra gli enti e le associazioni deputate per creare una società più inclusiva in ogni sua articolazione. Occorre operare con impegno per far sì che, ogni cittadino, indipendentemente dalla sua condizione particolare, possa essere protagonista a 360 gradi della propria quotidianità, senza se e senza ma. Quindi, è necessario che, attuando integralmente i principi contenuti nella Carta di Solfagnano, approvata in occasione del G7, si possano compiere ulteriori passi avanti sul versante dell’inclusione sociale e lavorativa, volti a salvaguardare sempre la dignità della vita. Così facendo, mediante una maggiore prossimità a chi si trova a vivere una condizione di fragilità, si attuerà concretamente il principio di partecipazione democratica, diritto imprescindibile ogni persona.

Alda Cattelini: