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Natale: una nascita che diventa dono

Natale è ancora qui: con le sue luci, i suoi colori, le vetrine di mille negozi tutte addobbate, le corse dell’ultimo minuto alla ricerca di un regalo diverso, di qualcosa di nuovo e di originale, di un dono da scambiare con parenti e amici o da mettere sotto l’albero.

Natale è ancora qui, come un anno fa, con le sue canzoni, con il sorriso dei bambini, con i tanti dolci, con il ritrovarsi tutti insieme. Parrocchie, comunità religiose, gruppi ecclesiali, scuole, famiglie e singole persone, grandi e piccoli, si trovano pronti nei preparativi e nella celebrazione dell’avvenimento.

Storici e studiosi in genere, sono andati alla ricerca delle origini di questa festa, nata dalla trasformazione di quella romana e pagana: “Natalis solis Invicti” istituita dall’imperatore Aureliano (270-275) verso la fine dell’anno 274, forse ipoteticamente il 25 dicembre, era il “Giorno di nascita del sole invitto”, faceva del dio-sole la principale divinità del suo impero, divenne la più importante in quanto si innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnali.

La festività del Natale non è documentata con certezza in testi pervenutici prima del IV secolo, la prima menzione certa della “Natività di Cristo” con la data 25 dicembre risale al 336 e la si riscontra nel “Chronographus”, un calendario illustrato, redatto intorno alla metà del IV secolo dal letterato e pittore romano Furio Dionisio Filocalo, tra l’altro era il calligrafo di Papa Damaso I (366-384). La memoria liturgica recepì il simbolismo luce-tenebre della festa romana e lo attribuì a Cristo vincitore della notte del peccato. Il Natale non è solo un ricordo di un fatto storico, vero ma lontano: il presepe, il suono di campane, la musica e quel non son che di indefinito descrivono bene il clima natalizio.

L’apostolo Paolo ci rivela tutto ciò che Gesù è venuto a insegnarci. Sono stupende le parole indirizzate a Tito: “E’ apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo” (2,11-12). Natale viene ancora e soprattutto per ricordare una nascita, una presenza che diventa “dono”.

Sì, Natale è la festa di un grande dono che Dio ha fatto all’umanità. Un dono che non è soggetto a moda e a stagioni. E’ la festa di Dio che si fa bambino nascendo in una grotta, in una notte stellata, vivendo e morendo su questa terra.

E’ un dono: non è un pacco-dono, ricevuto dai tanti corrieri che girano nelle città, rivestito della carta più luccicante e splendente, del nastro più bello. Il rivestimento di quel dono è essenzialmente l’amore che continua nel tempo e nella storia e che supera l’infinito: un amore che dà senza chiedere nulla in cambio.

E’ il dono per tutti: piccoli e grandi, ricchi e poveri. Non appartiene a un individuo o a un gruppo in particolare, non è diretto a un popolo piuttosto che a un altro. Scriveva Papa Leone Magno (440-461): “Rallegriamoci, non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita… Nessuno sia escluso da questa felicità. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano perché è chiamato alla vita”.

Infine, una curiosità: ci fa ricordare che la celebrazione della tradizionale Messa di mezzanotte, che ha luogo in ogni singola chiesa, dalla più grande alla più piccola, si fa risalire forse a Papa Telesforo (125-136) come scritto nel “Liber Pontificalis”.

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