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“L’imitazione di Cristo”: un libro dimenticato

Foto di Dariusz Sankowski da Pixabay

Sono tanti i libri che nel corso degli anni, potremmo dire dei secoli, hanno avuto come protagonista Gesù Cristo e il suo messaggio, come tramandato dai Vangeli. Per rendercene conto basterebbe leggere la bibliografia che soprattutto negli ultimi tempi si è occupata del Nazareno, e non si è trattato solamente della sua vita, ma abbiamo visto e letto anche libri che ne mettevano in discussione la stessa esistenza o in maniera critica commentavano i suoi insegnamenti.

Tra le tante opere letterarie che parlano dell’Uomo di Nazareth, un testo che forse è finito nel dimenticatoio c’è forse quasi sicuramente “L’imitazione di Cristo”, scritto in latino, che offre una guida pratica alla vita spirituale, incentrata sull’imitazione di Cristo attraverso la rinuncia a sé stessi e l’amore per il prossimo.

Esso è considerato un classico della spiritualità cristiana, capace di parlare a persone di ogni epoca e provenienza. I suoi insegnamenti sulla vita interiore, l’umiltà, la pazienza e l’amore per Dio rimangono attuali anche ai giorni nostri. Questo testo si può collocare in un ambiente monastico del XIII e XIV secolo, e costituisce un vero percorso di vita ascetica.

Di questo testo, suddiviso in quattro libri: “Esortazioni utili per la vita dello Spirito“, “Esortazioni che ci conducono all’interiorità”, “ Il libro della consolazione interiore“ e infine “I consigli devoti per la Santa Comunione”, non si conosce l’autore, anche se molti studiosi ne attribuiscono la stesura  all’amanuense Tommaso di Kempen o Kempis (1380-1471), nato come Thomas Hemerken a Kempen, a nord di Colonia, che in quel momento storico era un territorio dei Paesi Bassi, e proprio da Kempen  deriva il nome con cui è universalmente conosciuto.

A partire dal 1395, frequenta le scuole a Deventer, dove viene in contatto con i Fratelli della Vita Comune, un movimento religioso che promuoveva una vita semplice e devota, fondata dal predicatore olandese Geert Groote (1340-1384), un ricco signore di Deventer, il cui nome significa “Gerardo il Grande”, in quanto misurava due metri d’altezza.

In seguito, nel 1399, entra nell’ordine dei Canonici regolari di S. Agostino della congregazione di Windesheim, a Zwolle, nei Paesi Bassi, vicino Utrecht, dove trascorre gran parte della sua vita. Nel 1413 viene ordinato sacerdote e viene eletto vice- priore dello stesso convento nel 1429. Morirà ad Ausburg nel 1471. Tra gli autori di questo importante testo, molti studiosi indicano Jean Gerson (1363-1429) teologo e filosofo francese e anche Giovanni Gersen nato nel 1243, è stato un monaco dell’ordine benedettino, abate dell’abbazia di San Stefano a Vercelli dal 1220 al 1250. La prima stampa dell’Imitazione di Cristo, si ebbe nel 1471, anno in cui morì Tommaso da Kempis, ma il testo non era completo.

L’Imitazione di Cristo è un’opera che ha suscitato e suscita ancora oggi un’ampia gamma di commenti e interpretazioni. La sua semplicità e profondità, unite a un messaggio universale sull’aspirazione spirituale, hanno reso questo testo un punto di riferimento per innumerevoli lettori nel corso dei secoli.

Già dalle parole del capitolo primo c’è l’invito, e anche il monito, valido per la vita di ogni cristiano pronunciate da Gesù e riportate nel Vangelo di Giovanni: “Chi segue me non cammina nelle tenebre …”.

Gualtiero Sabatini: