La povertà educativa, nella sua definizione universalmente accettata, è intesa come “la privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni” e, nella sola Italia, lambisce 3,5 milioni di minori, con diverse sfaccettature, essendo un fenomeno molto complesso e multidimensionale. A tal proposito, Papa Francesco, nelle intenzioni di preghiera relative a questo mese di gennaio, ha focalizzato l’attenzione sull’importanza dell’educazione e sul diritto ad essa, che è stata definita “una speranza per tutti: può salvare migranti e rifugiati dalla discriminazione, dalle reti criminali e dallo sfruttamento…tanti minori sfruttati! E può aiutarli a integrarsi nelle comunità che li stanno accogliendo.” Inoltre, il Santo Padre, con parole di grande levatura, ci ha ricordato che, nel mondo, 250 milioni di bambine e bambini, non hanno accesso all’istruzione a causa di guerre, migrazioni e povertà, dando luogo a quella che è stata definita una “catastrofe educativa”.
Questo pensiero deve far riflettere tutti coloro che, ad ogni latitudine del mondo, hanno qualche potere decisionale per cambiare le cose. L’istruzione deve essere un diritto di ogni bambina e bambino, per permetterne la crescita armoniosa e la realizzazione dei sogni e delle ispirazioni di ognuno. È inammissibile che, nel 2025, permangano ancora profonde disuguaglianze dettate da guerre e povertà. Le istituzioni internazionali deputate e i Paesi del G7, devono realizzare politiche di supporto finalizzate allo sviluppo e al raggiungimento della pace in tutti i Paesi, mettendo al centro il diritto allo studio, strumento fondamentale per un futuro migliore e più attento alle giovani generazioni.
Tutti noi, pertanto, partendo dall’orizzonte di fraternità e dalle intenzioni di preghiera donateci da Papa Francesco, abbiamo il compito inalienabile di contrastare la povertà educativa e valorizzare l’istruzione quale punto fondamentale verso un futuro orientato alla centralità della persona, come ci ha insegnato la Dottrina Sociale della Chiesa. Quest’ultima, deve costituire la chiave di una umanità più inclusiva e attenta alle fragilità globalmente intese, facendo sì che la scuola possa essere sempre un baluardo di crescita e civiltà.