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Giovani, lavoro e futuro: una sfida che richiede risposte celeri

Il percorso di crescita, per le giovani generazioni, è costellato da diverse tappe emozionanti e formative le quali hanno fatto parte della vita di tutti noi, ovvero frequentare la scuola, magari studiare all’università e, successivamente, accedere al mondo del lavoro. Tutto ciò, permette a quelli che saranno gli adulti di domani, di poter contribuire allo sviluppo delle comunità e del nostro Paese nella sua interezza. In correlazione a questo però purtroppo, negli ultimi anni, è emerso un forte aumento dei Neet, ovvero dei giovani che non studiano e non lavorano, unito a un tasso generale di disoccupazione giovanile molto elevato e pari al 18%.

Questi dati, indubbiamente, devono farci riflettere: si sta riscontrando sempre di più la mancanza di “enpowerment” dei giovani che, nonostante il loro grande impegno, hanno sempre più difficoltà nel reperire mezzi e possibilità economica nell’affermarsi in maniera autonoma e senza l’aiuto della loro famiglia di origine. Tali fattori, a livello individuale, fanno sì che si possano accumulare svantaggi sia nell’accesso al mondo del lavoro che nel processo di crescita e, di conseguenza, occorre dare delle risposte celeri e improntate alla fraternità.

Tra queste, le più importanti e da attuare nel più breve tempo possibile, riguardano le strategie da mettere in campo per promuovere una maggiore collaborazione tra la scuola, l’università e il mondo del lavoro nel promuovere percorsi di orientamento e PCTO, ovvero percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, aderenti ad attitudini e talenti degli studenti e delle studentesse.

Oltre a ciò, serve una reinterpretazione degli attuali Centri per l’Impiego, i quali devono evolversi e diventare un punto di sinergia tra pubblico, privato e Terzo Settore, nonché di incubazione e di formazione, teorica e pratica, con percorsi di autoimprenditorialità giovanile, nell’ottica di consentire ai giovani la realizzazione delle proprie ispirazioni lavorative e, nel contempo, colmare il cosiddetto “skill mismatch”, ossia il gap formativo tra le competenze acquisite e il mercato del lavoro. Noi giovani siamo chiamati a rispondere alle sfide che il futuro ci pone ma, per affrontarle nel migliore dei modi, abbiamo bisogno di strumenti adeguati e all’altezza.

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