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Giacinta Marto, la santa bambina di Fatima

Quando si parla di Giacinta Marto (1910-1920) il pensiero e la mente si dirigono a Fatima. La bambina, insieme al fratello Francesco e a Lucia sono i pastorelli a cui apparve la Vergine nel lontano 1917 alla Cova da Iria.

L’Europa era sconvolta dal conflitto, mentre il Portogallo viveva un periodo di instabilità politica e di forti tensioni sociali. In questo contesto storico travagliato, le apparizioni di Fátima rappresentarono un evento di grande importanza religiosa e spirituale, con un impatto significativo sulla devozione popolare e sulla storia del cattolicesimo.

Giacinta era la più piccola dei figli Manuel Pedro Marto e Olimpia de Jesus, nacque ad Alijustrel, un piccolo villaggio vicino Fatima, la sua infanzia fu semplice e umile, trascorsa nella campagna portoghese, dove aiutava la famiglia a pascolare le pecore, era una bambina pia e sensibile, profondamente legata ai suoi genitori e alla fede cattolica, come tutti i bambini di quel periodo, le piaceva naturalmente giocare e ballare quand’era possibile.

E’ conosciuta, nonostante la sua età, per la sua profonda spiritualità e per il suo intenso amore verso Gesù e la Madonna, sappiamo inoltre  che amava  recitare  l’ Ave Maria, in quei luoghi dove risuonava l’eco, aspettando che il nome risuonasse fino alla fine.

La stessa suor Lucia, nella prima Memoria del 1935 così descrive la cugina: “Giacinta aveva sempre un portamento serio, modesto e amabile, che sembrava trasmettere la presenza di Dio in tutti i suoi atti, il che è proprio delle persone di età già avanzata e di grande virtù. Non vidi mai in lei quell’eccessiva leggerezza e quell’entusiasmo dei bambini per i gingilli e gli scherzi”.

Dobbiamo ricordare che sicuramente Giacinta, rimase impressionata dalla visione dell’inferno, durante l’apparizione del 13 luglio 1917, tanto da essere notevolmente preoccupata per quelle anime, che con il loro modo di vivere erano destinate proprio all’inferno.

Cercò quindi di fare più sacrifici possibili per la salvezza dei peccatori e spesso recitava ad alta voce una giaculatoria: “Quanta compassione sento per i peccatori! Se potessi mostrare loro l’inferno!”.

Nel 1918 l’Europa fu colpita da una terribile epidemia broncopolmonare la cosiddetta “Spagnola” e la stessa Giacinta, che fino allora era stata sempre sana e robusta per la sua età, ne fu colpita.

La malattia fu per lei causa di grandi sofferenze, che offrì al Signore, insieme ad altre penitenze che volontariamente si imponeva per la conversione dei peccatori e in riparazioni delle offese fatte a Dio.

Fu ricoverata nell’ospedale S. Agostino di Vila Nova de Ourém, ma nel gennaio del 1920, a causa di una pleurite, fu trasferita all’ospedale D. Estefania a Lisbona, ma nonostante le cure di quel tempo, Giacinta morì il 20 febbraio. Dopo quindici anni dalla sepoltura nel 1935, i resti di Giacinta vennero portati nel comune di Vila Nova de Ourém.

Nel gennaio del 1951 venne fatta, nel cimitero di Fatima, alla presenza degli anziani genitori, la riesumazione del corpo di Giacinta, e il suo corpo risultò incorrotto, dal maggio dello stesso anno, i suoi resti riposano nella basilica della stessa cittadina portoghese.

Giovanni Paolo II, nel grande Anno Santo del Duemila, il 13 maggio beatifica Giacinta e Papa Francesco sempre il 13 maggio del 1917 la proclama santa a cento anni dalle apparizioni della Vergine a Fatima.

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