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Educare i giovani all’ascolto della voce della Terra

ecologica

Foto di 81349 da Pixabay

I cambiamenti climatici e gli eventi estremi da essi scaturiti, come ad esempio uragani, inondazioni e ondate di calore, negli ultimi vent’anni, hanno provocato danni enormi, sia all’ambiente che all’uomo. In particolare, a seguito degli eccessi consumistici di cui l’uomo è responsabile la Terra sta soffrendo per colpa di ciò che, nella Laudato Sì, è stato definito “antropocentrismo dispotico”, nei confronti del quale, gli Stati, purtroppo con scarsi risultati, stanno provando a porre rimedio, come denunciato più volte dai tanti giovani che chiedono un autentico cambio di paradigma in materia di salvaguardia dell’ambiente. Alla luce di ciò, noi giovani, crediamo sia necessario educarci all’ascolto della voce della Terra e delle sue creature per poter subito cambiare rotta, modificare gli stili di vita, trasformare abitudini individualistiche in esperienze di condivisione e di comunione universale.

Quindi, la politica, in ogni sua accezione e declinazione, deve necessariamente incentrare il suo operato sulla vera tutela del Creato, quella che mette al centro il bene comune, le vite delle più povere e dei più poveri, nonché il diritto a vivere un futuro equo delle nuove generazioni. Per fare ciò però, è necessario dare inizio a dei processi di cambiamento culturale, in grado di mettere al centro la dignità delle persone e la concreta realizzazione di una transizione ecologica equa e inclusiva. Questo obiettivo però, potrà essere perseguito mediante la messa in campo di alcuni elementi, come ad esempio l’economia circolare, l’efficienza energetica degli edifici, la riduzione dell’inquinamento atmosferico, una migliore gestione dei rifiuti, l’ottimizzazione delle risorse idriche e infine, last but not least, una promozione della mobilità sostenibile a tutto campo, tale da rendere possibile e facilmente accessibile ogni latitudine e luogo del Paese. Non possiamo permetterci di attendere oltre: la nostra “Casa comune” deve essere salvaguardata.

Francesca Zonfrillo: