Lo sport può contribuire a ridare speranza. È questo uno dei tanti insegnamenti di Nelson Mandela, premio Nobel per la pace, il quale sostiene: “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare. Parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono. Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni.”
È proprio così. Nell’anno del Giubileo della speranza, mentre siamo riuniti in preghiera per il nostro Santo Padre, sono tanti gli eventi in cui e con cui poter donare parole di fiducia al mondo, in particolare tramite lo sport. In tal senso, molto interessante è “Lo sport che apre alla speranza: inclusione e welfare sociale”, al centro del convegno alla Camera dei Deputati”, che si terrà presso la Sala Refettorio della Camera il 25 febbraio.
C’è tanto bisogno di questi appuntamenti perché lo sport è vita e cultura e la speranza è una dimensione di cui lo sport non può fare a meno.
Daniele Bruzzone ci ricorda che, se è vero, secondo un detto antico, che “la speranza è l’ultima a morire”, o che “finché c’è vita c’è speranza”, è piuttosto vero il contrario: e cioè che “finché c’è speranza c’è vita. E quando essa viene meno, l’esistenza diventa insopportabile e insensata, priva di una direzione, di una mèta che le conferisca senso e coerenza”.
Speranza e sport sono strettamente connessi, più di quanto si possa immaginare. Lo sport è talmente radicato nel tessuto economico e sociale che ha anche un ruolo fortemente educativo. Attraverso l’attività sportiva, infatti, si educano i giovani a valori quali la solidarietà, la lealtà, il rispetto delle regole e altro. L’adrenalina, la sana competizione, la voglia di non mollare sono figli e fratelli (ad un tempo) della speranza, ovvero il sentimento di attesa fiduciosa nella realizzazione di quanto si desidera.
Abbiamo esempi straordinari di come la speranza abbia influito in maniera determinante: Alex Zanardi su tutti… la sua abnegazione per lo sport, senza la sua capacità di darsi speranza anche quando, durante una gara a Lausitzring, la sua vettura uscita dai box ha perso il controllo, schiantandosi contro un’altra macchina e lo ha costretto a subire l’amputazione degli arti inferiori. La sua storia, piena di cadute e di momenti di rinascita, lo ha portato a vincere tantissimi titoli in diverse discipline ma il trofeo più importante è quello vinto con le sue parole: “Quando mi sono svegliato senza gambe, ho guardato la metà che era rimasta, non quella che era andata persa”.
C’è speranza più grande di questa… Zanardi ci insegna che la fiducia non proviene dalle cose ma nasce nella nostra interiorità. È nella nostra anima che possiamo trovare le più recondite possibilità di dire “sì” alla vita, ma un “sì” pieno, convinto, capace di ribaltare il programma e cambiare il copione modificandolo con parole nuove dettate dalle note originali dello spartito che vive nel cuore e nell’esistenza di ognuno di noi.
Lo sport ha bisogno della speranza e la speranza ha bisogno dello sport. Perché questo connubio sia efficace è fondamentale la fiducia, virtù che genera speranza e la rinforza costantemente.
È, quindi, fondamentale, per uno sportivo (e per l’essere umano in generale), confrontarsi non tanto con le sue paure e le sue sconfitte ma con le sue speranze e i suoi sogni per poter tirar fuori il potenziale non ancora espresso o manifestato.
È fondamentale occuparsi e preoccuparsi di ciò che è ancora possibile fare, donandosi degli obiettivi da perseguire, dei compiti da raggiungere. Non bisogna neanche avere timore della notte, dei momenti bui… Non solo essi temprano ma, se vissuti con umiltà e con capacità di analisi, anticipano i momenti in cui si ritorna a vedere la luce.
Papa Francesco ci ricorda che lo sport, oltre ad avere regole che vanno rispettate, insegna a vincere con umiltà e a perdere con dignità, “valori che devono essere vissuti nella vita di ogni giorno per costruire una società più giusta e fraterna”. La speranza, infine, ha bisogno della componente del coraggio, ovvero (dal latino “cor”) della capacità di osare ponendo al centro determinazione e cuore!
Il mio augurio per ogni sportivo passa proprio attraverso le parole di Mandela: “Possano le tue scelte riflettere non le tue paure ma le tue speranze”.
Laddove c’è speranza, lo sport vince.