Stare accanto agli anziani, soprattutto a coloro che si trovano all’interno delle case di riposo, rappresenta per tutti noi un’occasione proficua per costruire una cultura della solidarietà intergenerazionale e dell’accoglienza verso coloro che si trovano nella Terza e nella Quarta età. Attraverso il dialogo, anche coloro che si trovano in condizioni fisiche precarie, sono in grado di dare e ricevere molto, insegnando a tutti quella che definisco una “scuola di umanità”. Inoltre, aiutare gli anziani nei momenti più difficili della loro quotidianità, contribuisce in maniera determinante ad affermare il valore della vita in ogni sua fase, contribuendo a creare un futuro imperniato sulla prossimità.
Come ci ha ricordato più volte Papa Francesco, gli anziani, sono una risorsa per i giovani e, “la vecchiaia alla quale viene concessa questa lucidità è un dono prezioso per la generazione che deve seguire”. Quindi, alla luce di ciò, è fondamentale che, ove possibile e anche nei luoghi più remoti, i più giovani si impegnino insieme agli adulti nello svolgimento di un’opera di volontariato nelle case di riposo ad ogni latitudine del nostro Paese. La socialità, per ognuno di noi, ma soprattutto per i più anziani, è fondamentale ed è un argine efficace contro la crescente solitudine.
In altre parole, in un’ottica maggiormente fraterna, abbiamo il dovere morale di restituire ai nostri anziani l’amore che ci hanno donato, facendo sì che, loro stessi, attraverso il dialogo con i più giovani, possano trasmettere alle comunità e ai più giovani, i valori su cui hanno fondato la loro esistenza. Quindi, la società nel suo complesso, deve impegnarsi affinché, i propri membri più deboli, siano sostenuti e coadiuvati moralmente attraverso una presenza costante e discreta, anche nei luoghi di cura. Così facendo, coloro che si trovano più in la negli anni, attraverso il supporto dei giovani, potranno indicarci la via per un futuro più equo e attento a chi soffre.