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Cosa significa affidarsi alla Provvidenza divina

Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”. Queste parole di Alessandro Manzoni (1785-1873) servono a spiegarci il valore della “Provvidenza”, presente non solo in tutta la sua opera “I promessi Sposi”, infatti per il grande scrittore non si tratta solamente di un semplice intervento divino occasionale, ma di una forza costante e discreta che guida la storia umana, un disegno superiore che si realizza attraverso gli eventi, anche quelli apparentemente casuali o negativi. Soprattutto attraverso la figura di Padre Cristoforo, nel suo colloquio con Renzo, Manzoni, esprime la sua stessa profonda fede nella Provvidenza e la sua convinzione che Dio abbia un disegno preciso per ogni individuo. Certamente verrebbe da domandarsi, se in quest’epoca che sembra succube del secolarismo, sia giusto parlare e credere ancora nella provvidenza.

Naturalmente, chi segue un percorso di fede, intravede nella propria vita, l’affacciarsi della “provvidenza” che diventa qualcosa in più della speranza, come dimostrano tanti episodi e fatti, dove si evidenzia la presenza e l’aiuto silenzioso di Dio. Quante volte abbiamo sentito nel passato ripetere il proverbio “Dio vede e provvede”, un’espressione la cui origine, come si dice, si perde nel tempo, sembra che in alcune regioni della nostra penisola si dica: “Dio vede e poi provvede” oppure “Chi confida in Dio, non retrocede mai”. Sicuramente questo proverbio affonda le sue radici nella tradizione biblica e religiosa, esprimendo la fiducia nella provvidenza divina e nella giustizia di Dio. E la stessa concezione di un Dio, provvidente e misericordioso, si è poi largamente diffusa, attraverso la predicazione religiosa, l’arte e la stessa letteratura.

Nel Concilio Vaticano I che ebbe inizio l’8 dicembre 1869 e fu convocato da Papa Pio IX (1846-1878) con la bolla “Aeterni Patris” del 29 giugno 1868, nell’ambito della solenne costituzione dogmatica “De fide catholica” si legge: “Tutto ciò che ha creato, Dio lo conserva e lo dirige con la sua provvidenza”. Era un ribadire da parte dei padri conciliari, il costante insegnamento della Chiesa tutta, sull’affidarsi alla Provvidenza divina, sempre presente nella storia dell’umanità in genere. Affidarsi alla Provvidenza, significa credere nell’aiuto di Dio, che non abbandona mai i suoi figli, e talvolta ci fidiamo più di noi stessi, basandoci sulle nostre forze: il lavoro, i soldi, le amicizie e tutto quello che possediamo.

Ricordiamo che il Catechismo della Chiesa Cattolica definisce la Provvidenza affermando che “Dio conserva e governa con la sua provvidenza tutto ciò che ha creato”.  E continua: “La sollecitudine della divina Provvidenza è concreta e immediata; essa si prende cura di tutto, dalle più piccole cose fino ai grandi eventi del mondo e della storia”. Inoltre: “Cristo ci esorta all’abbandono filiale alla provvidenza del nostro Padre celeste”. Tutto questo non vuole significare che Dio agisce non rispettando le leggi del mondo e quello che gli individui hanno deciso, ma la sua presenza, attenta e discreta, e soprattutto rispettosa consente al tempo stesso di essere autonomi e indipendenti, ma la vicinanza di Dio, in definitiva ci permette di essere liberamente noi stessi.

Così il cristiano attraverso la provvidenza è condotto ad assumere un atteggiamento di fiducia filiale in Dio in tutte le circostanze e le situazioni della vita. Possiamo riassume queste brevi considerazioni con un pensiero di Papa Francesco dov’è condensata l’azione fondamentale della Provvidenza, nella vita di ogni uomo, dice infatti il pontefice: “Gesù sente i nostri problemi, sente le nostre debolezze, sente i nostri bisogni. Ecco la Provvidenza!”.

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