I giovani sono impegnati in attività di volontariato per migliorare il contesto in cui vivono, dando luogo a reti di solidarietà che lambiscono associazioni, parrocchie o centri sociali, cooperative, fondazioni e piccoli comitati locali. Tale aspetto è in netta controtendenza con il progressivo abbandono della vita pubblica, testimoniato dalle alte percentuali di astensionismo elettorale. Per delusi e astenuti vi è una presa di distanza da quella che, i latini, definivano “Res Publica” e dalle questioni di interesse collettivo.
Nel nostro Paese, invece, la voglia di partecipazione non ha abbandonato la politica, ma solo i partiti tradizionalmente intesi, che rappresentano soltanto una delle forme di partecipazione democratica. Quindi, alla fuoriuscita dalle sedi dei partiti e al disinteresse elettorale, ha fatto seguito, in modo quasi speculare, un maggiore impegno nel volontariato, ovvero la voglia di “partecipare” e di dare il proprio contributo al bene comune.
Alla luce di ciò quindi, la cittadinanza attiva, si può e si deve praticare tutti i giorni, a maggior ragione in questo momento di maggiore conflittualità, quale strumento di diffusione di quella che definirei “cultura della pace” a tutto campo. La nostra società, ad ogni livello, ha bisogno di cittadine e cittadini attivi e di buoni politici interessati alle future generazioni in modo sincero e concreto, iniziando proprio dalle ottime esperienze di volontariato che, ad ogni latitudine del nostro Paese, per contrastare la crescente astensione e, nel contempo, incrementare la partecipazione democratica dei giovani, partendo dalle nostre comunità e fino ad arrivare ai luoghi di confronto internazionale, mettendo al centro la tutela della dignità delle persone, nonché la diffusione dei valori di pace e fraternità universale di cui, l’intera umanità, ha un disperato bisogno.