Don Buonaiuto: 'L'Italia sempre un faro di solidarietà”

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Continua a far discutere il caso delle navi di Sea Watch e Sea Eye, battenti rispettivamente bandiera tedesca e olandese, con il loro carico umano complessivo di 49 migranti salvati dal Mediterraneo, da giorni in attesa di un porto in cui sbarcare e di un Paese che li accolga. Persone disperate, fuggite dalle proprie terre d'origine e recuperate in mare dagli equipaggi delle due imbarcazioni, una delle quali sosta in rada e in balia delle onde ad appena un chilometro dalle coste maltesi, senza aver ancora avuto il permesso di attraccare. Una concessione che, pare, non arriverà nemmeno nelle prossime ore. Per muovere gli ingranaggi di una burocrazia lenta e scricchiolante davanti alla disperazione di chi attraversa il mare, con anche il vicepremier Salvini a ribadire che “i porti italiani resteranno chiusi”, Papa Francesco ha rivolto un appello nel corso dell'Angelus in Piazza San Pietro, esortando i Paesi europei “perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone”. Parole condivise anche da don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, intervenuto sul tema a “Dentro i fatti”, rubrica di TgCom 24: “Il Santo Padre ha rivolto un appello forte ai leader dei 27 Paesi europei che, in questo momento, non sembrano capaci di poter soccorrere e accogliere 49 persone, tra cui bambini e donne. Questa penso che sia la più grande vergogna, cioè che un Continente come l'Europa non sia in grado di dare una risposta immediata a delle povere persone disperate che si trovano da tanti giorni in queste due navi”.

“Italia al primo posto nell'essere solidale”

Il direttore editoriale di In Terris, ha spiegato inoltre che quello del Papa “è un appello che dobbiamo ricordare anche all'Italia la quale, a onor del vero, è stata sempre la prima a muoversi per l'accoglienza e oggi ha al suo interno migliaia di persone approdate nei suoi porti negli ultimi anni, restando sempre al primo posto nell'essere solidale. Sicuramente – ha detto ancora – questo governo, nella persona del ministro dell'Interno, si capisce come cerchi di spronare tutti gli altri Paesi membri dell'Unione a fare il loro dovere”. Nel caso specifico delle due navi, don Aldo ha sottolineato che “battono bandiera di due Stati appartenenti all'Ue che dovrebbero e possono accogliere queste poche decine di persone e non si capisce perché non lo hanno ancora fatto. Questo è qualcosa che ci lascia basiti”. L'augurio è che “noi, assieme agli altri Paesi europei, possiamo infine accogliere queste poche decine di persone”.

“La Chiesa va avanti con forza”

Rispondendo a una domanda sulle recenti parole del vicepremier Salvini che, pur riconoscendo il contributo degli uomini della Chiesa nelle realtà ha definito il Vaticano lontano dai problemi reali, don Aldo ha spiegato che “tutto si può dire tranne che la Chiesa non sia accanto agli ultimi e dentro quelle realtà”. Una dedizione testimoniata ogni giorno “non solo dai sacerdoti ma attraverso tutto quel vasto mondo cattolico che compone la Chiesa e che anche Salvini e i nostri politici conoscono. Loro sanno quanto è presente la Chiesa nei territori con tantissime opere di solidarietà e accoglienza a volte anche dove non arriva lo Stato”. E, a questo proposito, ha esortato anche a ricordare “il discorso del Presidente della Repubblica… La Chiesa va avanti con forza e fermezza sempre nel sensibilizzare e nel chiedere questo cuore solidale non solo da parte degli italiani”. Italiani che, ha sottolineato ancora don Buonaiuto, “possiedono questo cuore: il nostro è un Paese che ha tanto da insegnare ad altri, è un faro luminoso per quello che riguarda la solidarietà e l'accoglienza e tale deve restare, senza però, come già sta giustamente facendo, avallare le realtà legate alla criminalità organizzata, a quegli scafisti che commettono traffico di esseri umani”. In tutto ci vuole equilibrio, ha concluso il sacerdote: “Al primo posto il soccorso e anche combattere i trafficanti di esseri umani”. Questi i due elementi sul quale il nostro Paese deve continuare a essere portabandiera.

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