Don Buonaiuto: “Le vittime vanno liberate, non spostate”

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Nella trasmissione “Storie italiane” condotta da Eleonora Daniele è stata raccontata la storia di un uomo che a Corcolle, quartiere di Roma, si presenta come “prescelto di Dio” ed ha creato una comunità di suoi fedelissimi convinti delle sue capacità taumaturgiche. 

Le parole di don Aldo

In studio era presente una donna che sostiene di essere guarita da un presunto santone. Tra gli ospiti di Eleonora Daniele anche don Aldo Buonaiuto che ha replicato alla signora : “Lungi da noi giudicare la sua buona fede, ma stiamo attenti a non idolatrare le persone“. Il sacerdote della Papa Giovanni XXIII ha spiegato, riferendosi alla figura degli pseudo-guaritori: “Ci sono tantissimi personaggi così, purtroppo. Ma ricordiamo che mettere quadri e statue che richiamano alla fede cristiana non significa stare dentro la Chiesa cattolica“. E sui presunti eventi miracolosi rivendicati dalla donna in studio, ha detto: “Per una guarigione si può pregare il Signore, ma questa viene dall'alto, non da questi personaggi”. Poi, un appello: “Attenzione a non prendersi gioco delle persone che vivono una grande sofferenza”.

Contro gli approfittatori

Durante la puntata sono state trasmesse alcune testimonianze raccolte tra i membri della comunità del presunto guaritore. Da alcune di esse si è potuto apprendere che ci sarebbero stati casi di genitori che non avrebbero portato i loro figli malati nelle strutture mediche. Il sacerdote della Papa Giovanni XXIII ha detto che è “gravissimo non portare un minore in ospedale“, ricordando che le “trasfusioni non possono essere sostituite da niente”. “Sono i medici – ha aggiunto – che devono monitorare la salute delle persone, non i presunti santoni”. Il prete ha puntato l'indice contro il comportamento di questi personaggi: “Ci si approfitta di persone deboli che si trovano in una condizione di angoscia”. 

Case chiuse

Nella seconda parte della trasmissione si è tornato a parlare di prostituzione. Vito Francesco Paglia, giornalista di “Storie Italiane”, ha raccolto la testimonianza di una ragazza nigeriana costretta a vendere il proprio corpo sotto la minaccia di riti voodoo. Sono state anche trasmesse le immagini di un'intervista d'annata di Enzo Biagi alla socialista Lina Merlin, il cui nome è legato alla legge che decretò la chiusura delle case chiuse. Recentemente in Parlamento si è tornato a parlare della possibilità di legalizzare la prostituzione. La conduttrice Eleonora Daniele ha chiesto il parere di don Buonaiuto, da anni impegnato a liberare le ragazze vittime della tratta dai marciapiedi. Il sacerdote della Papa Giovanni XXIII ha detto: “Ci sono giovanissime donne sulle strade, negli scantinati, negli appartamenti, nei privè”. Don Aldo ha messo in evidenza i numeri di questo fenomeno: “In Italia abbiamo nove milioni di persone che pensano di avere il diritto di comprare il corpo di ragazzine che hanno l'età delle loro figlie o nipoti”. Il prete ha poi bocciato senza appello l'opzione della riapertura delle case chiuse: “Lo Stato  non può farsi favoreggiatore della prostituzione, sarebbe davvero assurdo”. Le vie da percorrere sono altre: “Bisogna fare un salto di qualità, smettere con un certo maschilismo e mettersi dalla parte di chi vuole liberare le schiave, non dei criminali”. “Queste donne – ha continuato – vanno liberate, non spostate”. Non è il modello olandese delle vetrine quello da seguire. Don Aldo ha ricordato: “La polizia fa ogni giorno blitz nelle vetrine delle città dei Paesi Bassi scoperchiando il racket che c'è dietro”. Una riflessione, poi, sullo “squallore di chi vuole mercificare una persona”, ricordando che i “rapporti intimi si conquistano, non si acquistano”. 

Modello nordico

Una considerazione anche sull'ipocrisia diffusa quando si affronta questo argomento: “E' facile parlare dei figli degli altri, voglio vedere se un padre o una madre sarebbero contenti di vedere i propri in una vetrina”. Il problema che si sottovaluta quando si parla di prostituzione è che ci si trova di fronte in ogni caso a donne sfruttate. “Le dobbiamo liberare, non spostare. Non possiamo trasferirle dall'aperto al chiuso”. Un modello convincente è quello che arriva dai Paesi nordici e che due anni fa è stato ripreso anche in Francia. Secondo don Aldo, questa legislazione permette di fare “un salto di qualità” perchè consente di mandare al “cliente” il messaggio che “non ha il diritto di comprare il corpo di una persona”. “Abbiamo superato l'epoca in cui le prostitute venivano considerate donne di serie b”, ha detto il prete. “Non si può concepire – ha insistito – uno Stato che si mette dalla parte di chi vuole far prostituire le persone. E' inaccettabile. Bisogna aiutare quelle donne che lo fanno perchè vivono una condizione di bisogno”, ha affermato, concludendo il suo intervento.

La posizione della Comunità Papa Giovanni XXIII

Sulla proposta legge presentata nei giorni scorsi e che ha riaperto il dibattito sulle cosidette case chiuse si è espressa ufficialmente anche la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, con un comunicato del presidente Giovanni Paolo Ramonda: “Siamo contrari a qualsiasi idea di regolamentare la prostituzione. Le donne costrette a prostituirsi sono vittime, rese schiave dalla criminalità organizzata e dai clienti che sfruttano la loro condizione di vulnerabilità”. “Ci auspichiamo – ha aggiunto Ramonda – che il Governo adotti le misure necessarie per liberare le decine di migliaia di donne, tutte provenienti da paesi poverissimi, che ogni notte sono costrette a soddisfare le turpi richieste dei clienti italiani“. “Sorprende- ha concluso il presidente dell'Apg23 – come questa proposta sia arrivata proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra la giornata contro la tratta di persone, in occasione di S. Bakhita, la schiava divenuta Santa”.

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