Ave Maria, prega pi tutti chiddi ca si trovano 'nta sta via”. È di una semplicità disarmante la bella preghiera apparsa questa mattina davanti ai padiglioni di Oncologia dell'Ospedale Civico di Palermo. Una poesia che ha commosso i tanti che l'hanno letta dalle prime luci dell'alba. Anche la dott.ssa Delia Russo, dirigente medica di Oncologia pediatrica, non ha trattenuto l'emozione. Una preghiera srotola l'invocazione di un cuore che ha sofferto nella cura e ha trovato consolazione nella guarigione. Perché di questo parla la bellissima poesia, scritta a terra, e lunga 100 metri.
La poesia
La poesia è stata scritta in dialetto siciliano. Si tratta di un'invocazione alla Madonna, suddivisa in una supplica e un ringraziamento, che sintetizza le tappe che hanno indotto una donna a lottare per un cancro al seno. Il componimento è stato scritto con vernice bianca, si diparte dal pianerottolo per poi proseguire lungo la strada prospiciente il reparto di Oncologia del capoluogo siciliano: “Mi è sembrato un inno alla vita e alla speranza” ha dichiarato all'Ansa la dirigente Russo. La preghiera si sviluppa per oltre cento metri e questo spinge a fare dei passi, come quello che sta facendo con la ricerca sul cancro: “Ho visto tanta gente che si soffermava a leggerla e secondo me ha dato speranza a chi stava andando lì per fare la chemioterapia o i controlli, pieno di dubbi di paure di incertezze. Anche i bambini che stavano venendo in ambulatorio o in day hospital a fare chemioterapia si sono incuriositi e ci hanno raccontato della novità” ha aggiunto Russo. Il componimento è scritto in dialetto, e ricorda la dimensione popolare della preghiera. Dimensione che coincide con la semplicità, la stessa rende la poesia essenziale e, per questo, più immediata.
Il testo
La preghiera recita: “Ave Maria prega pi tutti chiddi ca si trovano 'nta sta via. Ave Maria prega pì mia. Stazione numero 1 un colpo di coltello, a Pasqua l'agnello. La minna non c'è più, resta la malattia. Ave Maria, prega pì mia e per chi cammina nta sta via. Stazione numero 2 na botta di vilenu, uno scruscio di vento, sinni caderu ciuri e capiddi. Ma ancora cuntrastamo sta tinta malattia. Ave Maria prega pi mia c'ancora non spunta chista via. Stazione numero 3 focu focu granni. La pagghia s'abbrucia la carne ci cuoce s'affuma accussì pure la malattia. Ave Maria prega pi mia ca vogghiu nesciri da sta via. Stazione numero 4: La vucca na cirasa, capiddi fitti fitti, l'occhi mennuli novi. Ave Maria io ti ringrazio. Stretta la foglia larga è la via ave Maria, io sugnu arrè mia”. Si tratta della descrizione del percorso di una malata di cancro alla mammella, che ha dovuto lottare contro un male appaerentemente “inossidabile”, fino alla completa guarigione, costata sedute di chemioterapia ma indirizzata a un futuro diverso da quello, a tinte fosche, dipinto dal cancro. “Mi farebbe piacere l'avesse scritta una donna, ha disegnato la speranza con parole semplici, ma che ben descrivono il percorso che porta alla guarigione e mi è piaciuto molto anche il fatto che lei esca dal padiglione di Oncologia e vada via verso una vita nuova” ha concluso Russo. A sriverla, in realtà, è stata Stefania Galegati, un'artista romagnola di origine e palermitana d'adozione, che ha riportato sull'asfalto le parole di Giuseppina Torregrossa.