“Non può e non deve cessare l’impegno a cercare quel che ancora non appare definito nelle vicende di quella sera drammatica. Trovare risposte risolutive, giungere a una loro ricostruzione piena e univoca richiede l’impegno delle istituzioni e l’aperta collaborazione di Paesi alleati con i quali condividiamo comuni valori”. É uno dei passaggi della dichiarazione di Sergio Mattarella diffusa dal Quirinale in occasione del 40° anniversario della strage di Ustica. “Il dovere della ricerca della verità è fondamentale per la Repubblica”, sottolinea il Presidente della Repubblica.
Nella strage di Ustica persero la vita 81 persone, tra cui 68 adulti e 13 bambini
Il volo IH870 alle ore 20:59 del 27 giugno 1980 si inabissò nel mare dell’isola di Ustica. Segreti, silenzi e omertà naufragarono insieme a quel volo. I tracciati radar andarono persi, e le registrazioni manomesse. Nonostante la dinamica dell’incidente non sia stata ancora chiarita con certezza, le tesi avanzate nei primi giorni successivi all’incidente sono state ormai di fatto scartate. Inizialmente fu ipotizzata la pista terroristica, con l’esplosione a bordo di una bomba ad orologeria. Ciò però fu incompatibile con il grave ritardo in partenza che aveva registrato il volo. Per non parlare del “cedimento strutturale”, altra ipotesi sulla quale si è insistito nel corso del tempo, apparsa anch’essa non credibile, soprattutto dopo il recupero del relitto in mare.
Dopo tanti anni nuove scoperte
“I magistrati, sulla base di nuove testimonianze, hanno collegato le tracce radar di due aerei militari che decollano o atterrano dalla base di Grazzanise, vicino Caserta, a quelle che dalla zona in cui transitava il Dc-9 portano in mare, quindi su una portaerei. Per cui la base di Grazzanise è diventata il punto cruciale delle indagini. Noi italiani siamo pesantemente coinvolti nella strage”. A 40 anni dalla strage di Ustica, Andrea Purgatori ha raccontato a Famiglia Cristiana nell’intervista di Eugenio Arcidiacono le ultime clamorose novità dell’inchiesta sulla caduta del Dc-9. Alla luce di questi ultimi sviluppi, secondo il giornalista che segue l’inchiesta fin dal 1980 e al cui lavoro si è ispirato Marco Risi per il suo film “Il muro di gomma”, si conferma lo scenario che vede il Dc-9 al centro di un’azione di guerra che coinvolge aerei americani, francesi, italiani e libici: “Pochi giorni fa si è riusciti a decifrare meglio le ultime parole che uno dei due piloti del Dc-9 rivolge all’altro”, dice Purgatori nell’intervista al settimanale. “Da ‘gua…’siamo passati a ‘guarda, cos’è?’. In quel momento, quindi, i due piloti si rendono conto di non essere soli in cielo. Subito dopo la tragedia si compie”. Infine, un ricordo sui familiari delle vittime: “Ricordo in particolare Pasquale Diodato che ha perso la moglie, tre figli di 1, 7 e 10 anni e la cognata. Fa il muratore a Mazara del Vallo e ha costruito con le sue mani la cappella dove ha deposto le cinque bare dei suoi cari”.