“Noi dovremmo cambiare un po’ il modo di portare avanti questa udienza a motivo del coronavirus. A dirlo a braccio è stato il Papa, all’inizio della catechesi dell’udienza di oggi, l’ultima dedicata ai salmi.
“Voi siete separati, anche con la protezione della mascherina, e io sono qui un po’ distante e non posso fare quello che faccio sempre, avvicinarmi a voi, perché succede che ogni volta che io mi avvicino voi venite tutti insieme, e si perde la distanza, e c’è pericolo per voi del contagio”, ha proseguito il Papa, che è arrivato in Aula Paolo Vi, direttamente sul palco, alle 9.10 circa.
“Mi spiace fare questo per voi, ma è per la vostra sicurezza”, le parole rivolte ai fedeli: “Invece di essere vicini, ci salutiamo da lontano, ma sappiate che vi sono vicino con il cuore. Spero che voi capiate perché faccio questo”.
Bimbo che piangeva
Poi Francesco ha rivelato che, mentre i lettori leggevano il brano biblico, ha attirato la sua attenzione un bambino che piangeva. “Vedevo la mamma che coccolava e allattava il bambino”, ha detto ancora a braccio: “Così fa Dio con noi, come quella mamma. Con quanta tenerezza cercava di muovere il bambino, di allattare! Sono immagini bellissime, e quando in chiesa succede questo, quando piange un bambino, sentire che lì c’è la tenerezza di una mamma che è il simbolo della tenerezza di Dio con noi”.
“Mai far tacere un bambino che piange in chiesa, perché è la voce che attira la tenerezza di Dio”, il monito del Papa, che ha ringraziato quella mamma per la sua testimonianza.
La preghiera
La preghiera è la salvezza dell’essere umano”, ha proseguito il Papa. “Certo, esiste anche una preghiera fasulla, una preghiera fatta solo per essere ammirati dagli altri”, ha ammesso Francesco: “Quelle o quelli che vanno a messa soltanto per va far vedere che vanno a messa, che sono cattolici, o per far vedere l’ultimo modello che hanno acquistato, per fare bella figura sociale. Vanno a una preghiera fasulla”.
“Gesù ha ammonito fortemente al riguardo”, ha ricordato il Papa: “Ma quando il vero spirito della preghiera è accolto con sincerità e scende nel cuore, allora essa ci fa contemplare la realtà con gli occhi stessi di Dio”.
Figura negativa nei salmi
Nei salmi, ha spiegato Francesco, “compare spesso una figura negativa, quella dell’empio, cioè colui o colei che vive come se Dio non ci fosse. È la persona senza alcun riferimento al trascendente, senza alcun freno alla sua arroganza, che non teme giudizi su ciò che pensa e ciò che fa. Per questa ragione il Salterio presenta la preghiera come la realtà fondamentale della vita. Il riferimento all’assoluto e al trascendente – che i maestri di ascetica chiamano il sacro timore di Dio – è ciò che ci rende pienamente umani, è il limite che ci salva da noi stessi, impedendo che ci avventiamo su questa vita in maniera predatoria e vorace”.
“Quando si prega, ogni cosa acquista spessore”, garantisce Papa Francesco della consueta udienza del mercoledì, riportato dal Sir. “E’ curioso”, ha commentato a braccio: “Nella preghiera forse incominciamo con una cosa sottile, ma nella preghiera quella cosa acquista peso, Dio la prende in mano e la trasforma”.
Pregare come i pappagalli
“Il peggior servizio che si possa rendere, a Dio e anche all’uomo, è di pregare stancamente, in maniera abitudinaria”, il monito di Francesco: “Pregare come i pappagalli: no, si prega col cuore”.
“La preghiera è il centro della vita”, ha spiegato il Papa: “Se c’è la preghiera, anche il fratello, la sorella, diventa importante, anzi, anche i nemici”. “Chi adora Dio, ama i suoi figli. Chi rispetta Dio, rispetta gli esseri umani”, ha proseguito Francesco: “Per questo, la preghiera non è un calmante per attenuare le ansietà della vita; o, comunque, una preghiera di tal genere non è sicuramente cristiana. Piuttosto la preghiera responsabilizza.
Lo vediamo chiaramente nel “Padre nostro”, che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli”. “Per imparare questo modo di pregare, il Salterio è una grande scuola”, ha affermato il Papa: “Noi prendiamo un salmo, preghiamo con quello, e impariamo questo. Abbiamo visto come i salmi non usino sempre parole raffinate e gentili, e spesso portino impresse le cicatrici dell’esistenza. Eppure, tutte queste preghiere sono state usate prima nel Tempio e poi nelle sinagoghe; anche quelle più intime e personali. E così la preghiera personale attinge e si alimenta da quella del popolo d’Israele, prima, e da quella del popolo della Chiesa, poi”.
Giovanni Paolo II
“Domani celebriamo la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II, nell’anno giubilare del centenario della sua nascita”. Lo ha detto il Papa, salutando al termine dell’udienza in Aula Paolo VI i pellegrini polacchi.
“Egli, uomo di spiritualità profonda, ogni giorno contemplava il volto luminoso di Dio nella preghiera liturgica e nella meditazione dei salmi”, ha ricordato Francesco: “Esortava anche tutti i cristiani a cominciare le giornate con le lodi al Signore, prima di intraprendere le non sempre facili vie della vita quotidiana”.
Mese missionario
Nei saluti finali ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha ricordato che “il mese di ottobre, mese missionario, rappresenta un pressante invito per i cristiani a sentirsi tutti responsabili nella diffusione del Regno di Dio”.
“Siate coraggiosi nell’annunciare con le parole e con l’esempio il messaggio evangelico, in ogni ambiente”, ha concluso Francesco.