L’Iran ha spiccato un mandato d’arresto nei confronti del presidente Usa Donald Trump. La procura di Tehern ha coinvolto anche altre 35 persone per l’uccisione del generale Qassem Soleimani avvenuta lo scorso 3 gennaio. Durante il raid Usa all’aeroporto di Baghdad, in Iraq, oltre all’uomo chiave del regime degli ayatollah morirono altre 7 persone.
Soleimani
Come ripercorre Repubblica, Soleimani è stato il comandante della forza Quds, un corpo speciale dei Guardiani della rivoluzione (Pasdaran) iraniani che si occupa delle operazioni all’estero: per più di due decenni ha plasmato la politica iraniana in Medio Oriente, rafforzando anche sul piano militare l’alleanza anti-americana che dalla rivoluzione Khomeinista del 1979 l’Iran ha intessuto con una serie di milizie sciite nella regione, dalla Siria al Libano all’Iraq.
Il mandato d’arresto
Il procuratore di Teheran, Ali Alqasi Mehr, ha spiegato ai giornalisti che nel mandato di arresto le accuse sono “di omicidio e terrorismo” e che “La magistratura iraniana ha emesso un’allerta rossa all’Interpol” per i ricercati, ha detto il procuratore, tutti politici e militari, che considera già “condannati per omicidio e terrorismo. Il presidente Donald Trump – ha evidenziato – è in cima alla lista e continuerà a essere perseguito anche al termine del suo mandato presidenziale”. Mehr non ha detto chi siano gli altri 35 ricercati specificando però che non tutti sono statunitensi.
Il commento: “Solo propaganda contro Trump”
Non ha dubbi l’inviato speciale Usa per l’Iran, Brian Hook, che ha definito il mandato d’arresto contro il presidente Trump “un espediente per la propaganda che nessuno prenderà sul serio”. Hook lo ha dichiarato durante la conferenza stampa congiunta con il sottosegretario agli Esteri saudita, Adel Al Jubeir, avvenuta ieri in serata.