A Torrette di Fano, nelle Marche, fuori un’aiuola spartitraffico dopo lo sfalcio dell’erba, è spuntata una statuetta della Madonna con gli occhi trafitti da due chiodi. Si tratta di un atto sacrilego, oltre che di cattivo gusto, che offende la pietà popolare di milioni di credenti in tutto il mondo. Qualcuno l’ha lasciata lì, come si vede dalle foto, probabilmente con l’intenzione di mostrarla al pubblico ludibrio. Chi ha compiuto questo gesto blasfemo evidentemente ignora la storia, la fede cattolica e non conosce la Beata Vergine Maria, la madre di Gesù. Forse una bravata, ma anche no. Di sicurò è un atto scellerato compiuto da qualcuno con problemi psichici tali da meritare attenzione. Perché oggi l’ha fatto su una statua, domani chissà.
Gli episodi precedenti
Non è la prima volta che gesti come questi accadono nella nostra città. In strada comunale per Monte Giove alcuni mesi fa una statua della Madonna di Lourdes è stata rubata da una edicola che si trova al bivio tra la strada che porta all’eremo dei monaci e Centinarola di Fano. La cronaca spesso racconta di altre statuette raffiguranti la Beata Vergine Maria fatte a pezzi o sparite nel nulla. Un anno fa i carabinieri di Colli al Metauro identificarono gli autori del furto e danneggiamento di una statuina della Madonna con bambino, trafugata la notte di Pasqua da un’edicola votiva di Saltara e poi ritrovata, fatta a pezzi, dal parroco di Calcinelli nella piazza Pio Franchi de’ Cavalieri vicino alla parrocchia. Gli autori erano due ragazzi ed una ragazza, appena diciottenni, studenti, che vivono tra Colli al Metauro e Fano. Sono stati identificati grazie all’accurata indagine condotta dai militari della locale stazione che hanno ‘incrociato’ le testimonianze raccolte da alcune persone con le immagini delle telecamere di sorveglianza cittadina. Messi di fronte alle loro responsabilità, hanno ammesso il gesto, una bravata dovuta alla noia di quella notte. Sono stati denunciati in stato di libertà alla Procura di Pesaro. Per loro l’accusa è stata di furto aggravato in concorso ed offesa, mediante danneggiamento, ad una confessione religiosa.