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Sale in numero di migranti positivi sulla Moby Zazà

Al totale si va ad aggiungere anche un uomo ricoverato nel reparto Malattie infettive dell'ospedale "Sant'Elia" di Caltanissetta

Sono saliti a 30 complessivamente i migranti, ospiti della nave-quarantena “Moby Zazà”, che risultano essere contagiati dal Coronavirus. Nella giornata di ieri, sono stati effettuati altri tamponi: uno è risultato positivo, un altro “in forse” per due volte. Il caso dubbio è stato così trattato come se fosse positivo. A questi 30 si va ad aggiungere anche un uomo ricoverato da una decina di giorni nel reparto Malattie infettive dell’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta. Il migrante, infatti, venne salvato assieme al resto del gruppo dalla Sea Watch. Lui venen portato in ospedale, mentre il resto del gruppo venne momentaneamente trasferito sulla “Moby Zazà” che staziona in rada a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento.

La nave-quarantena

Nella nave-quarantena sono ospitati complessivamente 207 dei 211 migranti che vennero salvati dalla Sea Watch lo scorso 19 giugno. I profughi sono divisi su tre diversi ponti; tutti i contagiati da Covid-19 si trovano nella stessa area: il ponte numero “7” che è, di fatto, la cosiddetta “zona rossa“. Tutti gli altri migranti da precedenti sbarchi, che si trovavano sulla nave-quarantena, hanno terminato il loro periodo di sorveglianza sanitaria e hanno lasciato l’imbarcazione. Gli ultimi 47 appena nei giorni scorsi.

La Sea Watch

Il naufragio di Pasqua

Lo scorso 12 aprile, giorno di Pasqua, un barcone si è capovolto mentre tentava la traversata dalla Libia a Malta. Secondo l’ong Sea Watch, il gommone era uno dei quattro che vagavano alla deriva nel braccio di mare che separa la costa libica da quella maltese già dal giorno precedente. Un numero di persone compreso fra 47 e 85 sarebbero le vittima del naufragio di Pasqua. In quella occasione, la Sea Watch fece un duro j’accuse alla Ue: migranti “lasciati morire soli nel giorno di Pasqua da un’Europa che parla a vuoto di solidarietà verso le persone che soffrono”.

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