Questi mesi di isolamento forzato, addolciti dal termine straniero lockdown che fa tanto fashion, ma letteralmente “chiusi giù”, quindi segregati, da un lato hanno consentito a ciascuno di rivedere i propri ritmi e dedicarsi maggiormente alla cura dei propri affetti ed alla riconsiderazione dei valori primari, dall’altro, però, hanno determinato alcune privazioni importanti: penso, innanzitutto agli sportivi, abituati a dedicare gran parte del proprio tempo alle attività motorie che tanta importanza hanno nello sviluppo fisico e mentale e per ciò stesso rappresentano una grave mancanza durante il fermo, penso agli scolari ed agli studenti di ogni ordine e grado, costretti per un tempo prolungato a fare a meno di una palestra di vita qual è la scuola, come lo sport risalente agli albori della civiltà umana, penso ancora, tra le attività primordiali, ai luoghi di rappresentazione della cultura: musei, cinema, teatri.
La sospensione delle attività culturali
Questa sospensione delle attività culturali di relazione è innaturale e non se ne ha memoria nella storia del mondo. Occorre ripartire. A me è mancata l’opera lirica; è un ambiente che frequento dall’età adolescenziale, frutto della passione dei miei genitori, che mi accompagna da tanti anni nei teatri in giro per l’Europa per ascoltare quell’opera, quel cantante, quel direttore, piuttosto che assistere a quella regia. Sono felice nel constatare che di recente il mondo dell’opera lirica è riuscito ad avvicinare di nuovo gran parte dei giovani e delle nuove generazioni, cui fa da corollario l’aumento dei cantanti e musicisti che vi si dedicano, al pari dell’altra branca della musica, il jazz, che ha visto una nuova importante fioritura giovanile, che meriterebbe maggiore attenzione da parte delle istituzioni governative, sia verso le scuole di formazione sia per la divulgazione attraverso i canali di diffusione.
La riapertura dello Sferisterio
Dicevo che mi manca: sono tre mesi di assenza dal Teatro dell’Opera di Roma e ci assicurano che l’abbonamento ripartirà con il nuovo anno ma intanto mi debbo accontentare dei surrogati televisivi o audio video cui manca quella partecipazione emotiva caratteristica della rappresentazione dal vivo. È per questo che ho appreso con gioia che la direzione del Macerata Opera festival ce l’ha fatta! Riapre! Frutto della determinazione e della volontà non solo del gruppo dirigente, che ho l’onore di conoscere personalmente da tanti anni, ma di tutto il popolo dello Sferisterio di Macerata, composto non solo dagli addetti alle rappresentazioni che credo raggiungano il numero di cinquecento unità, tra musicisti, coristi, costumisti, attrezzisti, elettricisti, fonici, carpentieri, impiegati, pubblicisti e quanti operano attivamente dietro la gigantesca macchina organizzativa di un teatro stabile ma anche della città intera di Macerata: è davvero emozionante il brulicare di attività dedicate all’accoglienza del nutrito pubblico dei frequentatori di questo appuntamento estivo con la lirica; negozi, alberghi, ristoranti, bar, librerie, edicole, tutti si dedicano con puntigliosa attenzione ad assicurare il meglio ai circa quarantamila spettatori che ogni anno riempiono la città e la provincia per assistere alle tre opere in calendario in tre repliche tra fine luglio e primi d’agosto ed agli eventi connessi. Venti giorni di giostra che portano lustro e decoro all’intera città ed al mondo della lirica poiché lo Sferisterio è uno spettacolo unico al mondo.
Lo Sferisterio di Macerata
Le opere sono rappresentate all’interno di questo teatro all’aperto di inizio XIX secolo, voluto dai cittadini e destinato al gioco della palla col bracciale ed un secolo dopo ospitò per la prima volta Aida, così mutando definitivamente la sua destinazione tanto che nel 1967 fu istituito il Macerata Opera Festival che ha ospitato i maggiori esponenti del mondo lirico. La caratteristica più significativa è un palcoscenico di oltre centotrenta metri di lunghezza, sormontato da un muro di fondo alto oltre trenta metri che impone scenografia e regia originali; la platea è sistemata con sedie mobili nel campo racchiuso dalle arcate dell’arena che ospitano i palchi: insomma, una costruzione unica al mondo che attira sempre più visitatori ed ascoltatori per il perfetto connubio acustico e l’ampiezza della visuale. E lo spettacolo continua nelle strade e nelle piazze della città, ove si incontrano gli artisti prima e dopo la rappresentazione, in un’armonia di movimenti e di luci, di persone e luoghi, di entusiasmo e cultura che ne fa un’oasi da studiare ed imitare, dopo averla goduta.
Non si può fermare la cultura
Riapre! Con i necessari adeguamenti alla normativa di emergenza, con l’adozione delle misure condivise di sicurezza, con la immensa voglia di ripartire, presentando uno dei massimi capolavori dell’opera lirica che è il Don Giovanni di Mozart, con una regia sfavillante di quel gran maestro che è David Livermore. Anche questo è ripartire: con determinazione, volontà e rispetto, ma con la chiara visione che non possiamo fermarci, non si può fermare la cultura. Anche questo è Italia: bellezza, arte e allegria che non possono essere messe a tacere.