Lo aveva anticipato la tv pubblica giapponese NHK News, ora arriva l’ufficialità: dati i margini sempre più ampi della pandemia di Covid-19, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach, e il Primo Ministro del Giappone, Shinzo Abe, hanno deciso di rimandare i Giochi della XXXII Olimpiade di Tokyo a una data successiva al 2020, ma non oltre l’estate 2021. Lo comunica con una nota il CONI, che specifica che i due leader hanno concordato sulla permanenza della fiamma olimpica in Giappone, come simbolo di speranza.. Una “decisione […] totalmente condivisa” avrebbe detto Abe, che ha specificato che resterà il nome Tokyo 2020 e “saranno la testimonianza della sconfitta del virus”. Due giorni fa, lo stesso Bach dal Cio aveva prospettato che “le Olimpiadi di Tokyo potranno slittare in autunno […]. La precedenza alle vite umane”. Tra federazioni al limite di budget e cavilli finanziari della macchina olimpica, sbrigliare la matassa è ora difficile.
L’ammissione di Abe
Anche il primo ministro del Giappone, Shinzo Abe, ha preso atto ieri che le Olimpiadi estive di Tokyo, in programma dalla fine di luglio, non si potranno tenere secondo quanto previsto a causa della pandemia da Covid-19: “Se mi si chiede se sia possibile tenere le Olimpiadi in questo momento, dovrei rispondere che non esistono le condizioni globali per farlo”, ha ammesso Abe, che è una sorta di accettazione d’impotenza davanti allo sviluppo degli eventi: “È importante che non soltanto il nostro Paese, ma anche gli altri Paesi partecipanti possano presentarsi all’evento pienamente preparati” ha aggiunto.
La parola agli atleti
Le Olimpiadi rappresentano per gli atleti l’evento di una vita. Ci sono nomi dello sport che si legano ad ori e medaglie, pertanto è legittimo chiedersi se l’incertezza sull’evento abbia ripercussioni anche sui protagonisti dei Giochi. Perché, se si lascia da parte l’aspetto economico, il vero protagonista – almeno secondo il fondatore dei Giochi moderni, De Coubertin – è lo sport. Oggi su La Gazzetta dello Sport, la riflessione di quattro atleti qualificati per Tokyo 2020 getta una luce sul problema cruciale per uno sportivo alla vigilia della recente decisione: la sicurezza. “Impossibile allenarsi, impossibile evitare il contatto, rispettare la distanza [….] non possiamo chiamarlo allenamento” dichiara Daniele Garozzo, oro del fioretto a Rio 2016. Il rispetto delle distanza si riverbera necessariamente sull’atleta: “Allenarsi in questi giorni è difficile. Fino a due settimane fa lavoravamo con l’obiettivo […] in testa. Ora non sappiamo di che morte morire” gli fa eco Simona Quadarella, oro in Corea del Sud.
Il sondaggio negli Usa
Il quotidiano Usa Today ha stamane reso noti i risultati di un sondaggio sul rinvio dei Giochi Olimpici. L’esito è che il 70% dei 300 atleti olimpici si è detto favorevole a un rinvio delle Olimpiadi estive, affermando di non sostenere la conduzione dei Giochi come da programma questa estate. Un altro 34%, invece, ritiene che un eventuale rinvio possa essere complicato, e afferma di siano necessarie altre informazioni”, spiega il quotidiano. Gli atleti consultati hanno partecipato ad una assemblea virtuale del Comitato olimpico e paralimpico Usa. Come sempre accade nei Giochi Olimpici, lo sport è l’anima di un contesto trasversale ed eterogeneo. Oggi, in piena pandemia da coronavirus, lo sport è messo in un angolo.