La Reale Accademia di Svezia ha assegnato oggi, 6 ottobre, il premio Nobel per la Fisica.
Ieri, l’ambito riconoscimento – istituito nel 1901 in seguito alle ultime volontà di Alfred Bernhard Nobel (1833-1896), chimico e industriale svedese e inventore della dinamite – era stato assegnato a tre virologi il premio per la medicina. La fondazione assegna anche i Nobel per Economia, Chimica, Letteratura e Pace.
Fisica
Il Nobel per la fisica 2020 è stato assegnato a Roger Penrose, Reinhard Genzel e Andrea Ghez per le loro scoperte su uno dei fenomeni più straordinari dell’universo, i buchi neri.
Il premio è stato diviso in due: una metà a Penrose, premiato “per la scoperta che la formazione dei buchi neri è una robusta previsione della teoria generale della relatività“. L’altra metà a Genzel e a una donna, Andrea Ghez, “per la scoperta di un oggetto compatto supermassiccio – un buco nero grande come 100mila Soli – al centro della nostra galassia”.
Penrose e Hawking
Roger Penrose ha lavorato tutta la sua vita a svelare le leggi che governano l’universo e, insieme al suo collega Stephen Hawking – deceduto a 76 anni il 14 marzo 2018 – ha dimostrato che la “teoria della relatività generale” di Albert Einstein implica che spazio e tempo devono avere un inizio, il “big bang“, e una fine dentro i buchi neri.
“Roger Penrose – scrive l’Accademia di Svezia – ha utilizzato metodi matematici ingegnosi per dimostrare che i buchi neri sono una conseguenza diretta della teoria della relatività generale di Albert Einstein. Einstein stesso non credeva che i buchi neri esistessero davvero, questi mostri super pesanti che catturano tutto ciò che vi entra. Niente può sfuggirgli, nemmeno la luce”.
Genzel e Ghez
“Reinhard Genzel e Andrea Ghez guidano ciascuno un gruppo di astronomi che, dall’inizio degli anni ’90, si è concentrato su una regione chiamata Sagittarius A* al centro della nostra galassia”. Le loro misurazioni, spiega l’Accademia, hanno permesso di trovare un oggetto estremamente pesante e invisibile che “attira l’accozzaglia di stelle, facendole correre a velocità vertiginose. Circa quattro milioni di masse solari sono raggruppate in una regione non più grande del nostro sistema solare”.
“Utilizzando i telescopi più grandi del mondo, Genzel e Ghez hanno sviluppato metodi per vedere attraverso le enormi nubi di gas e polvere interstellari fino al centro della Via Lattea. Allargando i limiti della tecnologia, hanno perfezionato nuove tecniche per compensare le distorsioni causate dall’atmosfera terrestre, costruendo strumenti unici e impegnandosi nella ricerca a lungo termine. Il loro lavoro pionieristico ci ha fornito nel 2017 le prove più convincenti di un buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea”.
Buchi neri e gravità
“Le scoperte dei vincitori di quest’anno – ha commentato David Haviland, presidente del Comitato per il Nobel per la fisica – hanno aperto nuovi orizzonti nello studio di oggetti compatti e supermassicci. Ma questi oggetti esotici pongono ancora molte domande che implorano risposte e motivano la ricerca futura. Non solo domande sulla loro struttura interna, ma anche domande su come testare la nostra teoria della gravità in condizioni estreme nelle immediate vicinanze di un buco nero”.
Nobel della Fisica 2019
Il Nobel dello scorso anno era stato assegnato al cosmologo canadese James Peebles “per le scoperte teoriche in cosmologia fisica” e agli astronomi svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz per aver scoperto l’esopianeta “51 Pegasi b“, il primo pianeta extrasolare individuato nell’orbita di una stella simile al Sole nella costellazione di Pegaso. Da qui il nome Bellerofonte – dal nome dell’eroe greco che domò il cavallo alato Pegaso – poi rinominato Dimidium. Il termine, che in latino significa metà, intende sottolineare il fatto che il pianeta ha circa la metà della massa di Giove.