I ristoratori sono preoccupati dalle stime proiettate al 31 dicembre: un locale da sessanta coperti, infatti, rischia di arrivare a zero utili e 116 mila euro di perdite tra mancati incassi e costi che si impennano. Per questo Fipe Confcommercio Sud Sardegna, in vista della riapertura di bar e ristoranti dal 18 maggio, ha studiato un piano, composto da dieci punti per la sopravvivenza delle aziende.
Come cambia l’organizzazione
Dati alla mano un esercizio con 60 coperti (10 all’aperto) riusciva a erogare i servizi in due turni nelle fasce orarie (pranzo e cena) grazie alla buona rotazione dei clienti, composti equamente da locali e turisti. I dipendenti fissi erano 5, saltuariamente utilizzava mano d’opera temporanea per i periodi di picco. Ora, denuncia Confcommercio, tutto cambierà. I problemi: riduzione dei coperti per distanziamento sociale e rallentamento dei servizi per la necessità di sanificare il locale nel suo complesso e tutti i posti a sedere. Meno entrate e più costi.
La condizione essenziale per la sopravvivenza
Questo piano è stato consegnato al presidente della Regione Christian Solinas e mandato ai sindaci del Sud Sardegna. “Questi interventi che richiediamo – spiega il presidente di categoria Alberto Bortolotti – rappresentano condizioni essenziali per la sopravvivenza delle aziende in uno scenario che, con tutta probabilità, vedrà ridurre il lavoro, e quindi i fatturati, di una percentuale stimata di almeno il 50 per cento. Per molte piccole attività un coefficiente di una persona per ogni metro quadro, del quale si parla tanto in questi giorni, significa – chiarisce – la chiusura”.
Stima inevitabile
L’utile del 31 dicembre sarà pari a zero, la perdita di circa 116 mila euro. Nutrito il pacchetto di misure proposto dall’associazione: finanziamenti a fondo perduto, moratoria sugli affitti, cancellazione dei tributi maturati nei mesi di chiusura dell’attività e sino alla fine dell’emergenza, prolungamento degli ammortizzatori sociali sino allo stop della pandemia e sgravi contributivi per chi assumerà personale, ampliamento del 30% come minimo e laddove fosse possibile anche del 50 degli spazi, l’abolizione del concetto di responsabilità penale del datore di lavoro qualora uno dei dipendenti risultasse positivo al Covid 19. Bocciato, poi, l’utilizzo del plexiglas per il distanziamento, sì invece ad un voucher sardo da spendere nei pubblici esercizi insieme alla creazione di una campagna di sensibilizzazione per promuovere la ripresa alle normali abitudini.