Conte li voleva presto i sottosegretari, così come voleva sciogliere al più presto i nodi che ancora restavano a ostacolare la formazione definitiva del nuovo esecutivo. E l'obiettivo di chiudere la contesa entro oggi, già dopo la riunione del Consiglio dei ministri prevista per le 9.30, alla fine è stato raggiunto: il Cdm ha infatti dato il suo ok alla nomina dei 42 nomi pronti per essere messi nella loro casella di competenza e iniziare finalmente il proprio lavoro. Pochi cambiamenti dell'ultima ora rispetto sottosegretari sono stati ripartiti sostanzialmente come previsto, con 21 nomine per i pentastellati, 18 per i dem, 2 per LeU e una, un po' a sorpresa, per il Maie. Per quanto riguarda i viceministri, 6 saranno di competenza M5s, altri 4 per il Pd.
I viceministri
Confermati anche diversi nomi circolati tra ieri sera e questa notte, dai viceministri all'Economia, Antonio Misiani (Pd) e Laura Castelli (M5s) all'agognata nomina all'editoria per il dem Andrea Martella, posizione a lungo contesa con i colleghi della maggioranza. Al Mise andrà come viceministro Stefano Buffagni (M5s), mentre alle Infrastrutture l'altro pentastellato Giancarlo Cancelleri. Due viceministri alla Farnesina, Marina Sereni (Pd) e Emanuela Del Re (M5s), così come al Viminale, dove andranno Matteo Mauri (Pd) e Vito Crimi (M5s). Un altro pentastellato, Pierpaolo Sileri, al Ministero della Salute, mentre al Miur va l'ultima casella dem, occupata da Anna Ascani.
I sottosegretari
Poche sorprese anche fra i sottosegretari: agli Esteri vanno Ivan Scalfarotto, Manlio Di Stefano e Riccardo Merlo, ai rapporti con il Parlamento Simona Malpezzi e Gianluca Castaldi. Al Ministero dell'Interno vanno Carlo Sibilia (M5s) e Achille Variati (Pd); alla Giustizia vanno Vittorio Ferraresi (M5s) e Andrea Giorgis (Pd), mentre Alla Difesa Angelo Tofalo (M5s) e Giulio Calvisi (Pd). Al Mef andranno Pierpaolo Baretta (Pd), Alessio Villarosa (M5s) e Cecilia Guerra (Leu), con la casella all'Ambiente occupata invece da Roberto Morassut (Pd); alle Infrastrutture Roberto Traversi (M5s) e Salvatore Margiotta (Pd); al Mise Alessandra Todde (M5s), Mirella Liuzzi (M5s), Gianpaolo Manzella (Pd), Alessia Morani (Pd); agli Affari europei la pentastellata Laura Agea; altro 5 stelle, Giuseppe L'Abbate, anche alle Politiche agricole, mentre al Lavoro vanno Stanislao Di Piazza (M5s) e Francesca Puglisi (Pd); all'Istruzione Lucia Azzolina (M5s) e Giuseppe De Cristofaro (Leu); alla Cultura Anna Laura Orrico (M5s) e Lorenza Bonaccorsi (Pd), mentre al Ministero della Salute va la dem Sandra Zampa. Infine Mario Turco (M5s), affiancherà Andrea Martella nel ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, assumendo inoltre la delega alla programmazione economica e investimenti. Per quanto riguarda i Servizi, la delega dovrebbe restare nelle mani del premier Conte.
La discussione
Quarantadue nomi da fare, non certo uno scherzo quello che attendeva il Cdm. Tant'è vero che il premier ci aveva provato già nella giornata di ieri a risolvere la questione, finendo tuttavia per essere fermato proprio dal sovraffollamento di candidati per le posizioni in attesa di essere ricoperte. Scontato che, come avvenuto quasi in toto per i ministri, il cambiamento sia stato pressoché radicale. Praticamente impossibile che restasse qualche vecchia nomina visto che il novero dei candidati si presenta come una vera e propria marea umana e che le due forze politiche in campo devono ancora risolvere qualche stallo nei ministeri chiave (Economia in primis).
Nodo economia ed editoria
Quasi per inerzia, di nomi ne sono stati fatti un centinaio (o giù di lì) anche se, alla fine, la ripartizione è stata abbastanza omogenea (ieri si parlava di 22 sottosegretari ai Cinque stelle, 18 ai dem e uno a LeU, forse un paio). Sul fronte pentastellato, Di Maio ha delegato i gruppi parlamentari i quali, come richiesto, hanno fornito al ministro un carnet di cinque nomi per commissione. Sempre nella giornata di ieri erano state avanzate le posizioni di alcuni ex ministri che, come Barbara Lezzi, avrebbero puntato a far parte del nuovo esecutivo passando al ruolo di sottosegretario. Per il M5s, poi, c'era da giocarsi la carta cruciale della posizione di viceministro all'Economia: una partita delicata che, alla fine, è stata risolta in modo abbastanza equo, con il favorito Buffagni finito alla fine al Ministero dello Sviluppo economico.
L'altro fronte caldo era forse quello meno atteso, visto che i toni aspri si segnalerebbero nell'ambito dell'editoria, sottosegretariato che il Pd vorrebbe consegnare ad Andrea Martella (o anche a Walter Verini), mentre i Cinque stelle starebbero premendo (con discrezione) affinché un altro ruolo di rilievo finisca in mani pentastellate, cercando di far virare una posizione data come dem al 90% a Emilio Carelli.