La marcia di Fratelli d’Italia verso Bruxelles è partita da Napoli domenica scorsa, ad una settimana esatta dalle elezioni del 26 maggio. Il partito parla di oltre 30mila persone presenti, una vera e propria onda tricolore che si è alzata da una città dal profondo valore simbolico: rappresenta il Mediterraneo che vuole riappropriarsi del proprio ruolo strategico e centrale in un’Europa considerata a trazione nordica. Chi dal suo studio di sindaco di Terracina si affaccia sul Mare Nostrum è Nicola Procaccini, 43enne che si candida con il partito di Giorgia Meloni nella circoscrizione Centro. Suo proposito è di portare nell’Europarlamento le istanze dei cittadini con cui è abituato a confrontarsi quotidianamente: istanze dal basso, che in molti percepiscono come calpestate. In Terris lo ha intervistato.
Cosa l’ha spinta a candidarsi?
“Mi ha spinto il mio percorso. In questi ultimi anni ho fatto il sindaco, ma precedentemente mi sono occupato di politica estera sia in Rai sia sulla carta stampata come giornalista, che è il mio mestiere. Ora ho avuto questa opportunità da parte di Giorgia Meloni, di coniugare la scuola di concretezza del sindaco e l’attitudine alle politiche estere del mio percorso professionale”.
Avverte il rischio che potenziali voti per Fratelli d’Italia possano essere drenati dalla presa che ha sull’elettorato identitario la figura di Matteo Salvini?
“Chiaramente il rischio c’è. Ma Fratelli d’Italia ha dalla sua un percorso di coerenza che perdura fin dalle origini e che raccoglie l’eredità culturale della destra italiana. La Lega non può vantare la stessa coerenza: fino a pochi anni fa era ancora un partito secessionista, che non lesinava insulti a chi provenisse da Firenze in giù. Ricordo poi che l’attuale leader del Carroccio anni fa si proponeva come rappresentante della corrente interna alla Lega dei Comunisti Padani. Oggi certi toni esasperati riescono a raggiungere la pancia della gente. Noi preferiamo arrivare al cuore e alla testa. Speriamo di farlo verso più elettori possibili”.
Esistono però diverse affinità tra Lega e FdI. Dopo il 26 maggio sarebbe realistico vedere i due partiti in un unico nuovo gruppo parlamentare di sovranisti?
“Non penso. Se siamo in due gruppi diversi, evidentemente c’è un motivo. FdI non vuole inseguire la Lega su un terreno che non è il proprio. Quando vedo i comizi fatti con il rosario in mano, non credo alla sincerità del messaggio, piuttosto a una strumentalizzazione. Le nostre idee sono talmente radicate che nessuno di noi si sognerebbe di mettersi ad ostentare simboli religiosi in un comizio”.
Eppure la stessa Meloni ha invocato la nascita di un governo Lega-FdI. Le Europee, se suscitassero risultati positivi per entrambi i partiti, potrebbero esserne l’anticamera…
“Sì, queste Europee possono rappresentare un laboratorio. Sta poi a Salvini interrompere questo esperimento politico di alleanza con una forza, qual è il M5s, agli antipodi della Lega su ogni questione: dal sistema valoriale all’economia passando per la politica estera. Sicuramente c’è più affinità tra Lega e FdI di quanta ce ne sia tra Lega e M5s, è evidente”.
Quello in cui è sindaco, è un territorio di pescatori ed anche di agricoltori. Cosa bisogna chiedere all’Europa per il settore primario italiano?
“È necessario difendere queste attività perché rappresentano l’identità e la tradizione del nostro Paese. La pesca subisce una serie di danni collaterali dall’Europa. Intanto il sistema delle regole: i pescherecci dei Paesi nordici non possono essere considerati uguali a quelli dei Paesi mediterranei. Secondo lo stesso principio, è nata la Direttiva Bolkestein, che rischia di radere al suolo l’intero comparto balneare, gettando all’aria investimenti di centinaia di famiglie italiane: mettere all’asta questo settore significa consegnarlo a chi ha capitali pronti da investire e spesso, purtroppo, è la criminalità organizzata che dispone di risorse immediate”.
Nell’autunno scorso Terracina è stata colpita da un uragano impressionante, di tipo tropicale più che mediterraneo. Nell’immaginario collettivo i temi ambientali vengono associati alla sinistra. È corretto?
“Io sono affezionato in particolare alla parola ‘conservatori’, che compare nel nostro simbolo in queste elezioni. Essere conservatori vuol dire intanto conservare il proprio patrimonio naturalistico e ambientale. L’uragano che si è abbattuto su Terracina ci racconta di un cambiamento climatico che è un fatto con cui dobbiamo fare i conti. Ogni politica dell’Unione europea deve essere orientata non a consumare le risorse, bensì a conciliare lo sviluppo economico con la tutela del patrimonio naturale”.
Politica estera: l'Europa è destinata a spostare il proprio baricentro verso altre potenze o può ambire a diventare finalmente lei stessa un polo geopolitico?
“In pochi lo ricordano, ma la destra è stata la prima forza politica europeista d’Italia. Chiaramente quella che veniva invocata era un’Europa che si posizionava esattamente tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, in una posizione terza, non di subalternità nei confronti di altri. Questa terza via è la soluzione ancora oggi, da tradursi non solo in una politica estera comune, ma anche in un esercito comune. Oggi siamo lontani da questa prospettiva, la politica estera dell’Unione è effimera: basti considerare che l’alto rappresentante europeo per gli Affari esteri, Federica Mogherini, non è stata nemmeno ricandidata dal suo partito (il Pd, ndr)”.