Dopo quattro ora di vertice a Palazzo Chigi lo spiraglio di un'intesa sul Decreto economia e finanza è ancora lontano. Una prova di governo per l'esecutivo giallo-rosso, che ora si trova a discutere sull'entità delle risorse necessarie alla manovra senza che il Prodotto interno lordo superi il deficit del 2,2% e sia scongiurato l'aumento dell'Iva. Nel frattempo, mentre alcune voci della squadra di governo chiedono che la soglia del deficit sia alzata al 2,3 o al 2,4%, il ministro Luigi Di Maio ha espresso il suo no all'aumento dell'Iva. Gli ha fatto eco il senatore Matteo Renzi, che questa mattina via Twitter ha definito l'aumento dell'Iva “uno schiaffo ai consumatori, specie ai più poveri. E porta alla recessione”.
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Problema fondi
Il punto nodale della questione riguarda il reperimento dei fondi utili a scongiurare l'aumento dell'Iva e impedire, allo stesso tempo, di restare entro il 2,2% del deficit del Pil. Sebbene da Palazzo Chigi abbiano fatto sapere che “ci sono ancora molte ipotesi in campo”, c'è chi pensa a un aumento selettivo dell'Iva su alcuni prodotti. L'ipotesi più estrema, invece, riguarda la richiesta di un aumento della soglia del deficit fino al 2,4%. Alle dichiarazioni rilasciate ieri dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha risposto questa mattina a Radio24: “Secondo Gualtieri gli italiani sono scemi? Hanno passato mesi a dire che facevano questo governo per evitare l'aumento dell'Iva. E oggi propongono l'aumento dell'Iva? Non scherziamo”.
Rischio recessione?
Quanto influirebbe un aumento dell'Iva nelle tasche dei consumatori italiani? In Terris ha intervistato il dott. Rosario Trefiletti, presidente del Centro Consumatori Italia, che all'Iva e ai consumi ha dedicato degli studi specifici.
Dott. Trefiletti, quali sono i rischi di un aumento dell'Iva?
“Se dovesse aumentare, stando alle clausole di slavaguardia, l'Iva dal 10 al 13% e dal 22 a oltre il 25%, la ricaduta economica per le famiglie italiane si avvicina attorno ai 900 euro all'anno in più. Prendiamo, ad esempio, il rincaro del carburante, l'Iva passerebbe dal 22 al 25%: in questo caso la ricaduta economica avverrebbe sulle merci gran parte delle merci, che in Italia sono trasportate il 90% su gomma”.
Questo cosa implicherebbe?
“Che anche le mele e le pere, oggi con un Iva del 4% e che, teoricamente, non dovrebbero essere toccate da questi aumenti, lo potrebbero invece essere. La vera ricaduta economica delle famiglie sarebbe micidiale”.
Si profila, dunque, un rischio recessione?
“Nel nostro Paese, i consumi oggi – fatta eccezione per quelli alimentari – non hanno ancora raggiunto i livelli pre-crisi (2007/2008). Se non siamo stati ancora in grado di raggiungere quelle percentuali di consumo, con l'aumento dei prezzi di tutti i beni, ci sarebbe un'ulteriore contrazione dei consumi e cioè della produzione industriale e manifatturiera. Che sviluppo economico si può, dunque, prospettare?”