Appuntamento alle 17 a Palazzo Chigi, dove i capigruppo di Pd e M5s hanno incontrato il premier incaricato Giuseppe Conte, al termine di una prima parte di giornata di incontri interni ai partiti. E l'ex leader del governo gialloverde, alla fine, spiega il perché potrebbe essere una grande chance cambiare colore in giallorosso: “Con Zingaretti e Di Maio – afferma in una diretta su Facebook – abbiamo una grande opportunità per migliorare e cambiare l'Italia e fare il bene del Paese, per aprire una stagione riformatrice. E' una fase cruciale da affrontare con ragionevolezza e determinazione. Abbiamo grandi e buone idee da realizzare per questo Paese”. E ancora: “Durante le consultazioni ho registrato consonanza tra Pd, M5s e altre forze di sinistra sugli obiettivi da raggiungere… Ho accettato con riserva l'incarico conferitomi dal presidente della Repubblica per valutare meglio se davvero vi sono le premesse e la piena convinzione di dar vita a un progetto politico serio, sostenibile, che possa essere utile per il Paese”.
La giornata
Prima il Movimento 5 stelle, poi il Partito democratico: un giorno di riunioni per le due potenziali ali della maggioranza a guida Conte che potrebbe mettersi al timone del governo nei prossimi giorni, quando il premier incaricato scioglierà la riserva e sarà più chiaro se e come andrà a formarsi la squadra del nuovo esecutivo. Per il momento, il tutto resta nel novero delle trattative: i pentastellati si radunano a Palazzo Chigi sotto la guida di Luigi Di Maio e ne escono con un diktat preciso, chiedendo che al capo politico M5s sia concesso “un ruolo di primo piano all'interno del nuovo governo”. Magari non vicepremier (perché secondo il sottosegretario Carlo Sibilia Di Maio potrebbe rinunciare alla carica qualora fosse necessario) ma comunque una posizione importante, in un ministero di rilievo forse, “perché è il nostro capo politico ed è giusto così”. Va detto, però, che l'ipotesi di Di Maio vice (uno dei due) sembra aver ripreso quota.
Tutto dipende da Rousseau
Punto non trascurabile, al netto di tutte le discussioni in atto, è il voto previsto sulla piattaforma Rousseau dal quale, in qualche modo, dipenderà il futuro di tutte le discussioni politiche. Un po' perché per i Cinque stelle è un passaggio imprescindibile e, nondimeno, perché il dibattito sul sì e no è tutt'altro che sbilanciato verso una scelta precisa. Intanto il quesito: “Sei d’accordo che il Movimento 5 Stelle faccia partire un governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?”. Detta così, i militanti della prima ora potrebbero avere qualche dubbio. Ma è anche vero che la situazione sembra diversa rispetto a due-tre anni fa e che, non più tardi di un paio di giorni addietro, era stato lo stesso Beppe Grillo, parlando ai ragazzi del Pd, a far presente che quella che si prospetta è un'occasione da non sprecare. Un messaggio che, forse, potrebbe essere indirizzato anche ai suoi in vista del voto su Rousseau.
Nel frattempo, il Partito democratico si schiarisce le idee in fase di cabina di regia, consapevoli che il voto su Rousseau incombe e che ogni discussione sembra subordinata all'esito della votazione dei militanti pentastellati. Il tema vicepremier intanto continua a tenere banco anche se, nelle ultime ore, la soluzione ipotizzata sembrerebbe riguardare la conferma del doppio vicepremier (Di Maio e Franceschini). Una scelta che potrebbe conciliare tutte le parti. Sempre che Rousseau sia d'accordo ad andare avanti.