Il presidente del Consiglio l'hanno trovato a Biarritz su indicazione del G7. E sta arrivando il Monti bis. Non ci hanno permesso una manovra coraggiosa fondata sulla flat tax”. E' lapidario il commento del leader della Lega, Matteo Salvini, posto di fronte alla prima vera conseguenza concreta della crisi di governo da lui innescata: un accordo Pd-M5s, impensabile fino a poco tempo fa, pronto a dare all'Italia un nuovo esecutivo che al timone vedrà la stessa persona di prima, che aveva guidato il governo del cambiamento a marca gialloverde e che ora è stato di nuovo convocato in Quirinale da Mattarella. Non che il futuro Conte-bis nasca con la camicia: la strada per trovare la quadra interna ai due schieramenti (che hanno in primis preso in contropiede i propri elettori) sarà complicata, specie perché ci sarà da mettersi d'accordo su quella che sarà la squadra che andrà a comporre il nuovo esecutivo. Probabilmente Conte si prenderà qualche giorno prima del giuramento per sciogliere le riserve ma, anche nel breve lasso di tempo in questione, la sensazione è che il tutto debba risolversi in fretta. Intanto, arriva come un fulmine a cile sereno l'affondo di Beppe Grillo, che dal suo blog dice la sua sul totoministri: “Oggi è l'occasione di dimostrare a noi stessi ed agli altri che le poltrone non c'entrano nulla: i ministri vanno individuati in un pool di personalità del mondo della competenza, assolutamente al di fuori dalla politica”.
La giornata
Conclusosi il vertice, i democratici si sono mostati compatti – Matteo Richetti escluso – ad affidare il mandato al segretario di partito, Nicola Zingaretti, per trattare con i Pentastellati. La prossima mossa è quella di concordare con il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, le linee del programma che dovrebbe delineare il profilo di un presunto esecutivo giallo-rosso.
Nodi da sciogliere e compromessi
Resta, intanto, uno scoglio la richiesta del vicepremier uscente, Luigi Di Maio, di continuare a ricoprire la carica. Un punto nodale, che sembra non essere accettato dai democratici. Intanto Zingaretti ha dichiarato che: “lo schema a due vice non c'è più”, auspicando che entrambi gli schieramenti politici trovino un compromesso focalizzato, se non altro, sul prossimo premier. Se sulla prossima squadra di governo, si addensano fitte le nebbie del totonomi, queste si diradano sul nome del prossimo presidente del Consiglio dei ministri: Giuseppe Conte, il quale – come ha scritto Zingaretti in una nota – “sarà il candidato presidente indicato dai 5 Stelle per la guida di un Governo fondato su un impianto e un programma diversi […] Noi riconosciamo questa scelta […] il superamento di un modello sul quale si fondava il vecchio Governo”.
La parola a Matteo (Renzi)
Al velato endorsementi di Zingaretti sul prossimo premier, aveva fatto eco quello del senatore dem, Matteo Renzi, che invita a riporre le ambizioni personali in nome del bene comune per il Paese: “Quando si forma un Governo è normale che si affaccino ambizioni, richieste, desideri. Ma questo Governo nasce sulla base di una emergenza: evitare che le tasse salgano e che l’Italia vada in recessione. È un atto di servizio al Paese, innanzitutto. Per questo invito tutti a mettere da parte le ambizioni personali e dare una mano per il bene comune. Non chiedo che tutti facciano un passo indietro come ho fatto io: basta che si tenga al centro l’obiettivo che è quello di mettere in sicurezza le istituzioni democratiche e i risparmi degli italiani. Vi garantisco che costa fatica ignorare insulti e offese, ma si fa politica con i sentimenti e non con i risentimenti” ha scritto Renzi in un lungo post su Facebook:
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