Governo uscente, nuovo governo in gestazione. Ma qual ĆØ il ruolo delle donne nel Palazzo?Ā Attualmente lāItalia ĆØ tredicesima in Europa per percentuale di donne ministro, e sotto la media europea del 30,40%. Al primo posto si trova la Spagna, con oltre il 60% di donne ministro.
Il nodo della rappresentanza
āConsiderando le posizioni chiave nei governi europei (capo politico, ministro degli Esteri, ministro dellāEconomia e/o delle Finanze) al momento le donne sono solo 14: 3 sono capi di Stato, 4 ministri degli Esteri e 7 titolari di un ministero economicoā, sottolineaĀ lāAgi -. LāItalia ha avuto la prima donna ministro nel 1976. Quarantadue anni dopo, nel governo Conte il 27% dei ministri sono donne. La paritĆ di genere nella politica ha fatto progressi sensibili, ma restiamo ancora lontani dai principali Paesi europeiā.Ā Il rapportoĀ AGI/Openpolis “Trova l'intrusa – gli effetti delle leggi per la paritĆ di genere su Comuni, Regioni, Parlamento nazionale ed europeo”Ā ha fatto il punto e ne emerge che in tutti gli organi di rappresentanza la quantitĆ di donne, e soprattutto la qualitĆ dei loro incarichi, continua a non reggere il confronto con quelli degli uomini.Ā Marta Cartabia o Paola Severino. āSi ĆØ fatta strada negli ultimi giorni Ā l'ipotesi di una donna premier: si guarda alla vicepresidente della Corte Costituzionale e all'ex ministro della Giustizia del governo Monti- riferisceĀ LaPresse-. Se avvenisse, si tratterebbe della prima donna a Palazzo Chigiā. Lāelenco delle donne italiane āpioniereā attraversa i vari campi della vita pubblica nazionale:Ā dalla politica alla letteratura, dall'industria al sindacato.
Un percorso accidentato
āEra la fine dellāOttocento, il 1885 quando Matilde Serao fondĆ² fondato e diresse un quotidiano, Il Corriere di Roma, fiancheggiata dal marito Edoardo Scarfoglio, esperienza successivamente ripetuta con Il Mattino e Il Giorno- ricostruisceĀ LaPresse-Ā Ā Nel 1926 la scrittrice Grazia Deledda fu la prima donna italiana a vincere il Nobel (nel suo caso per la Letteratura)ā. Dopo di lei, nel 1986 fu Rita Levi Montalcini a ottenere il Nobel per la Medicina. Nel 1946 Ada Natali viene eletta primo cittadino di Massa Fermana, nelle Marche: ĆØ la prima donna sindaco di Italia. Nel 1951 Angela Maria Guidi Cingolani, esponente della Democrazia Cristiana, divenne la prima donna a ricoprire la carica di sottosegretario in un ministero (quello dell'industria e del commercio). āNel 1976 Tina Anselmi ĆØ diventata la prima donna ministro (del Lavoro) della storia della Repubblica ed ĆØ stata anche due volte ministro della SanitĆ – evidenziaĀ LaPresse -. Nel 1979 Nilde Iotti divenne la prima donna a ricoprire la carica di presidente della Camera e vi rimase per ben tre legislature, dal 1979 al 1992ā. Nel 1999 Carolina Morace venne nominata allenatrice della Viterbese (all'epoca in Serie C1 e presieduta da Luciano Gaucci), divenendo la prima donna ad allenare una squadra di calcio professionistica maschile. Nel 2008 Emma Marcegaglia fu la prima donna e anche la persona piĆ¹ giovane a ricoprire la carica di presidenza di Confindustria. Nel 2010 Susanna Camusso divenne la prima donna al vertice del piĆ¹ rappresentativo sindacato italiano venendo eletta segretaria generale della Cgil (ruolo che ricoprƬ fino al 2019). āNel 2014 la fisica italiana Fabiola Gianotti ĆØ stata selezionata dal consiglio del Cern (Organizzazione europea per la ricerca nucleare) per la carica di direttore generale- puntualizzaĀ LaPresse-. Ć stata la prima donna ad aver ricevuto tale designazione. Dal 1Āŗ gennaio 2016 ĆØ ufficialmente il nuovo direttore generale del Cernā.Ā In media dal 1976, riferisce lāAgi, Ā le donne ministro in Italia sono state il 10% delle diverse squadre, e solo con il governo Renzi si ĆØ ottenuta una piena paritĆ (50 e 50), anche se temporanea. I governi successivi hanno fatto segnare un arretramento nella rappresentanza femminile, considerando anche sottosegretari e viceministri: nellāesecutivo Gentiloni la quota era del 28,33%, e in quello Conte scende al 17,19%, la piĆ¹ bassa dal governo Letta in poi.
ParitĆ in arretramento
Va meglio se si guarda al Parlamento: nella XVIII legislatura si registra record di donne in entrambi i rami: alla Camera la presenza femminile ĆØ del 35,71%, al Senato del 34,48%. Il solo Movimento 5 stelle ha, nelle due Camere, oltre il 40% degli eletti donne. Maria Elisabetta Alberti Casellati ĆØ la prima donna a guidare il Senato, e considerando che Laura Boldrini ĆØ stata presidente della Camera nel quinquennio precedete, per la prima volta nella nostra storia, per due legislatura consecutive, un ramo del Parlamento ĆØ guidato da una donna. āLa paritĆ arretra anche nelle Regioni, dove si contano oggi solo due donne governatore su 20, mentre tra il 2003 e il 2015 sono state cinque – precisa lāAgi -. Anche nei comuni la presenza femminile si mantiene bassa, con soli 9 capoluoghi guidati da un sindaco donna. Qui perĆ² il nostro Paese ĆØ nella media europea, con il 14% complessivo di amministrazioni locali ārosaā. Un ruolo lo gioca anche il mutato contesto culturale, āin cui il tema sembra conquistare sempre maggiore importanzaā. Nelle assemblee in cui non erano attivi specifici correttivi per favorire la paritĆ di genere, cioĆØ āi comuni con meno di 5.000 abitanti e il parlamento nazionale, i dati delle donne sono comunque aumentatiā.
Quota di elette
Questo, evidenzia lāAgi, ĆØ dovuto sicuramente ad una maggiore sensibilitĆ sul tema ma anche, soprattutto per i consigli comunali piĆ¹ piccoli, ad unāimportante effetto traino. PiĆ¹ in generale ĆØ quindi giusto sottolineare che tutti i correttivi inseriti dal 2004 ad oggi hanno contribuito a āvelocizzareā (direttamente ed indirettamente) una dovuta evoluzione nella rappresentanza politica. āOra, seppur ad intensitĆ diverse, in ogni organo politico del paese la paritĆ di genere ĆØ un tema e ovunque si sono testimoniati dei miglioramentiā, rivela lāAgi nel dossier realizzato da Mauro Bazzucchi, Simona Olleni, Massimo Maugeri, Paolo Molinari, Carmelo Rapisarda. āAlcuni meccanismi sembrano essere particolarmente efficaci nello spingere in su la percentuale di donne candidate ed elette. In questo senso, la doppia o tripla preferenza di genere, come le liste alternate, rappresentano gli strumenti che piĆ¹ di altri hanno dimostrato efficacia- spiega la ricerca-. Non mettendo in discussione la libertĆ normativa delle Regioni, ĆØ chiaro perĆ² che il non avere strumenti comuni stia portando a risultati altalenanti. Da un lato il dato delle elette nei consigli regionali continua a non essere soddisfacente, dallāaltro lāindice di successo per le donne ĆØ sensibilmente piĆ¹ basso rispetto a quello delle altre assemblee elettive, circa la metĆ . I due elementi sono chiaramente collegati: nonostante le diverse regioni abbiano tentato di introdurre correttivi per migliorare la situazione, la crescente percentuale di candidate non si riesce quasi mai a convertire in unāequivalente quota di eletteā.